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Sarkozy va in carcere per i fondi libici. Chiesta la grazia presidenziale – Notizie – Ansa.it

    L’ex consigliere speciale di Nicolas Sarkozy Henri Guaino ha chiesto oggi la grazia presidenziale di Emmanuel Macron per l’ex presidente, condannato ieri a 5 anni di carcere con esecuzione provvisoria della carcerazione, “un’umiliazione per lo stato e le istituzioni”, ha detto Guaino. L’avvocato di Nicolas Sarkozy. Jean-Michel Darrois, ha assicurato però che “non fa parte della mentalità” dell’ex presidente chiedere la grazia, perché lui vuole dimostrare la sua innocenza”. Il giorno dopo il grande shock per la politica francese, Guaino – ai microfoni di Rtl – ha detto che “una grazia non cancella la condanna e può essere parziale. Quindi non mi sembrerebbe assurdo che lui venga graziato sulla pena provvisoria, cioè sull’esecuzione immediata contro la quale non si può fare alcun ricorso”. Senza “fermare i ricorsi attraverso i quali lui vuole provare la sua innocenza”, la grazia di Macron “potrebbe eliminare benissimo questa decisione dell’incarcerazione, che è comunque un’umiliazione, non soltanto per Nicolas Sarkozy, ma anche per lo stato e le istituzioni”.

    L’avvocato di Nicolas Sarkozy, Jean-Michel Darrois, ha confermato questa mattina la presenza della presidente del tribunale che ha condannato ieri il suo cliente in una manifestazione contro Nicolas Sarkozy nel 2011. Ma, ha aggiunto, di “non voler credere che questo abbia potuto influenzare la sua decisione”. “Io voglio rispettare la giustizia – ha detto Darrois – non voglio credere che questo abbia potuto influenzare la sua decisione. Però capirei che altri possano pensarlo”. Il tribunale che ha condannato l’ex presidente a 5 anni di carcere con “esecuzione provvisoria della pena” era composto da 3 magistrati che hanno preso una “decisione collegiale”.

     

    Sarkozy va in carcere per i fondi libici, ‘io innocente’

    Shock in tribunale alla lettura della sentenza sullo scandalo dei fondi libici. Mentre cala un silenzio di ghiaccio in aula, la presidente pronuncia le parole che nessuno si aspettava: “Esecuzione provvisoria” per il mandato d’arresto. Per la prima volta nella storia della Francia, un presidente della Repubblica finirà in carcere. A 70 anni, Nicolas Sarkozy condannato a cinque anni per associazione per delinquere andrà in carcere. Con il volto tirato da una rabbia a stento trattenuta, ha ripetuto: “Io sono innocente. Dormirò in carcere, ma lo farò a testa alta”.

    Quattro ore è durata la lettura della sentenza, con le motivazioni e le pene, da parte della presidente del tribunale Nathalie Gavarino nei confronti dell’ex capo dello Stato e dieci co-imputati, fra i quali Claude Guéant e Brice Hortefeux, i due che gli furono più vicini negli anni del potere. Soltanto in ultimo, sfidando la resistenza nervosa dei presenti – Sarkozy con la moglie Carla Bruni sempre al fianco e i tre figli molto scossi, Jean, Louis e Pierre – la scure è caduta sull’ex presidente. Tanta tensione trattenuta, le rughe che solcavano profondissime il volto di un Sarkozy invecchiato, il sorriso tirato di Carla, con gli occhi come fessure. E un solo gesto incontrollato, uscendo dal tribunale: l’ex première dame ha afferrato il copri-microfono dell’inviato del sito Mediapart, all’origine di tante denunce su Sarkozy in questi anni, e lo ha scagliato, quasi con grazia, a terra.

    Il “teorema” dei giudici parigini è che Sarkozy – assolto dalle accuse indimostrabili di corruzione e finanziamento illegale della sua campagna elettorale del 2007 che lo portò all’Eliseo – è pur sempre colpevole di associazione per delinquere. A cercare i fondi sono stati i suoi due uomini più fidati, Guéant e Hortefeux. Dal momento che i fondi non sono mai stati rintracciati – questo il pilastro grazie al quale la difesa di Sarkozy contava di convincere i giudici – i due sono stati riconosciuti comunque colpevoli di aver provato a convincere la Libia di Muammar Gheddafi a finanziare la campagna di Sarkozy. Il risultato non è dimostrabile, il flusso di denaro non c’è stato, ma aver provato a mettere in moto il meccanismo basta per configurare il reato di associazione per delinquere: 6 anni a Guéant, che ha 80 anni ed è malato quindi non li sconterà, due a Hortefeux, con il braccialetto elettronico da subito, senza aspettare l’appello. E 5 a Sarkozy, senza condizionale. Per evitare all’ex presidente l’umiliazione di uscire dal tribunale ammanettato fra due gendarmi, i magistrati hanno stabilito che sarà la Procura a convocarlo (il 13 ottobre) per notificargli l’ordine di arresto, immediato o differito di qualche giorno.

    A dicembre Sarkozy era stato inoltre condannato a 3 anni anche per il caso cosiddetto delle intercettazioni e ha indossato il braccialetto elettronico da gennaio a maggio.

    All’ex presidente, che ha già annunciato di ricorrere in appello (non sospensivo in alcuni casi di reati gravi, come prevede il diritto francese) resterà la possibilità di chiedere ai giudici di beneficiare di misure alternative al carcere. Che sarà probabilmente quello parigino della Santé, braccio “Vip”, con la possibilità di passeggiate all’aria aperta nel cortile in orari alternativi rispetto agli altri detenuti. “Questa ingiustizia è uno scandalo”, ha tuonato l’ex presidente con Carla al suo fianco, “chi mi odia fino a questo punto ha voluto umiliarmi, ma è la Francia che hanno umiliato. Quello che è successo oggi, in quest’aula di tribunale, è di una gravità estrema per lo stato di diritto, per la fiducia che si può avere nella giustizia. Più di 10 anni di inchiesta, milioni di euro spesi per trovare un finanziamento libico per la mia campagna elettorale che il tribunale ha detto di non essere riuscito a trovare”. Dalla sua parte i Républicains e Marine Le Pen, condannata per il caso degli assistenti parlamentari europei, che si è vista infliggere lo stesso trattamento dal tribunale: condanna da eseguire (nel suo caso l’ineleggibilità che le renderebbe impossibile candidarsi alle presidenziali 2027) nonostante il ricorso in appello. Mesto il ritorno a casa, con Nicolas Sarkozy, Carla Bruni e i tre figli di lui a testa bassa e protetti da una folla di giornalisti e fotografi. Appena rientrati, il post di Carla su Instagram: “Love is the answer”, con un cuore vicino al nome di Nicolas Sarkozy. E poi, l’hashtag #odiononprevarrà.

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