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Processo a Bolsonaro, ‘in Brasile ‘tentato golpe per istituire la dittatura’ – America Latina – Ansa.it

    “Il Paese e la sua Corte suprema si rammaricano di come, ancora una volta nella storia repubblicana brasiliana, sia stato tentato un colpo di Stato, attaccando le istituzioni e la democrazia, con l’intento di instaurare una dittatura”. Lo ha dichiarato il giudice della Corte suprema del Brasile Alexandre de Moraes leggendo la sua relazione finale al processo contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, che rischia oltre 40 anni di carcere per aver cospirato – secondo l’accusa – al fine di impedire l’insediamento del suo successore Luiz Inácio Lula da Silva, vincitore delle elezioni del 2022.

    “Le istituzioni hanno dimostrato la loro forza e resilienza”, ha aggiunto de Moraes. L’alto magistrato ha precisato che “la pacificazione del Paese dipende dal rispetto della Costituzione, dall’applicazione delle leggi e dal rafforzamento delle istituzioni, non potendo confondersi con l’impunità” che finirebbe per “incentivare nuovi colpi di Stato”.

    Il presidente della Corte suprema del Brasile (Stf) Luís Roberto Barroso ha definito l’avvio del processo contro Bolsonaro una “necessità istituzionale per mettere un punto finale alla storia di colpi di stato e tentativi di rottura della legalità” nel Paese.

    Parlando al Centro di studi delle società di avvocati (Cesa) a San Paolo, Barroso ha ricordato che la storia politica contemporanea brasiliana è infatti segnata da ripetute fratture istituzionali “dall’inizio della Repubblica” nel 1889, “fino al golpe militare del 1964”.

    Per l’alto magistrato il procedimento a carico di Bolsonaro e degli altri sette imputati, indicati dall’accusa come il vertice dell’organizzazione criminale armata che avrebbe tentato di impedire l’insediamento di Luiz Inácio Lula da Silva, servirà per “eliminare l’idea che chi perde le elezioni possa tentare un colpo di Stato senza rispettare le regole del gioco”.

    Secondo Barroso la pacificazione politica del Paese resta complessa per i “momenti di tensione” legati sia al processo in corso sia ai procedimenti contro le centinaia di coinvolti negli attacchi dell’8 gennaio 2023 ai palazzi del potere di Brasilia. “L’ex presidente Bolsonaro ha avuto il 49% dei voti, quindi è inevitabile che vi sia tensione o contrarietà rispetto a ciò che la Corte suprema sta facendo”, ha concluso.

    Bolsonaro non sarà presente all’apertura del processo davanti alla Prima sezione della Corte suprema verdeoro. Lo riferisce il sito di Cnn Brasil, citando i suoi avvocati Celso Vilardi e Paulo Cunha Bueno. La difesa di Bolsonaro ha spiegato che l’ex presidente, agli arresti domiciliari, avrebbe voluto comparire in aula all’apertura del processo martedì 2 settembre, ma che a causa delle sue condizioni di salute non sarà possibile.

    Bolsonaro, che rischia fino a 43 anni di carcere, seguirà quindi le udienze in tv, come farà la maggior parte degli altri sette coimputati del cosiddetto ‘nucleo 1’, ossia il vertice della presunta organizzazione criminale armata tra cui ex ministri, generali e stretti collaboratori di Bolsonaro all’epoca dei fatti. Dei sette, sinora, solo l’ex ministro della Difesa, Paulo Sérgio Nogueira, ha confermato la sua presenza in aula, mentre altri, compreso il candidato vicepresidente nel 2022, generale Braga Netto (ai domiciliari dallo scorso dicembre), e l’ex ministro della Giustizia, Anderson Torres, parteciperanno da remoto o da casa.

    Il processo, che dovrebbe durare fino al prossimo 12 settembre, prevede cinque giornate di udienze davanti ai giudici della Corte suprema Cristiano Zanin, Cármen Lúcia, Luiz Fux, Alexandre de Moraes e Flávio Dino. 

     

    LA VICENDA

    Per Bolsonaro è l’ora del verdetto, presto sarà nota la sua sorte. Si tratta di una vicenda che chiude due anni di tensioni, aprendo una nuova fase politica soprattutto per la destra brasiliana, di cui comunque resta il leader.

    L’inedito procedimento giudiziario rappresenta una doppia sfida per la democrazia del Paese sudamericano a causa del contesto internazionale segnato dalla guerra commerciale lanciata dal presidente Usa Donald Trump, che ha voluto ritagliarsi un ruolo da protagonista nel delicato passaggio storico con l’imposizione di dazi punitivi contro Brasilia, denunciando una persecuzione politica ai danni dell’ex alleato ai tropici. Con gli analisti concordi nel considerare la condanna come lo scenario più probabile, il governo Lula ha fatto trapelare timori per possibili nuove ritorsioni da parte di Washington.

    A 70 anni, Bolsonaro rischia oltre 40 anni di carcere per aver cospirato, secondo l’accusa, per assicurarsi il “controllo autoritario del potere” e impedire l’insediamento del leader di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, vincitore delle elezioni del 2022. Operazione fallita soprattutto per il mancato supporto delle forze armate. Nel castello accusatorio gli inquirenti elencano una serie di azioni coordinate: manovre legali, uso della forza e persino un piano che prevedeva l’assassinio di Lula e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, oggi accusatore di Bolsonaro e per questo colpito direttamente dalle sanzioni Usa della legge Magnitsky.

    Il processo mette alla prova il futuro politico della destra brasiliana che, secondo l’influente pastore evangelico e consigliere di Bolsonaro, Silas Malafaia, considera l’ex presidente “già condannato”. Ufficialmente il blocco conservatore resta compatto nella difesa dell’ex capitano e nell’impegno parlamentare per chiedere l’amnistia. Tuttavia, dietro le quinte – raccontano i media locali – molti attendono l’esito per capire chi potrà raccogliere l’enorme base elettorale in vista delle presidenziali del 2026. Anche in caso di assoluzione o di amnistia, Bolsonaro resta infatti ineleggibile fino al 2030 per una condanna legata alle accuse – senza prove – contro il sistema di voto elettronico.

    La tensione è alta. Carlos Bolsonaro, uno dei figli dell’ex presidente, ha accusato sui social i “topi” interessati a ereditare il capitale politico del padre. Tra le figure in ascesa spicca Tarcísio de Freitas, governatore di San Paolo, quotato come potenziale candidato alla presidenza. La sua cautela sulla guerra commerciale con Washington gli è valsa le critiche di Eduardo Bolsonaro, altro figlio dell’ex capo di Stato, attivo da marzo negli Stati Uniti per spingere Trump a imporre le sanzioni contro il Brasile. Una misura impopolare in Brasile che – secondo ampi settori della destra che trovano conferme nei sondaggi – ha finito per rafforzare Lula. 

    Brasilia blindata

    Brasilia appare sempre più blindata a 24 ore dall’inizio del processo contro l’ex presidente Jair Bolsonaro per il presunto tentato colpo di Stato. Il dispositivo di sicurezza nella capitale federale brasiliana si concentra intorno alla Piazza dei Tre Poteri, che ospita le sedi di parlamento, presidenza e Corte suprema, dove da domani si aprirà la fase decisiva di un dibattimento senza precedenti politici e giudiziari.
    Fin dal mattino di ieri le forze di polizia presidiano la piazza, dove sono state installate barriere di contenimento, mentre resta in vigore il divieto di manifestazioni. I contingenti della polizia militare del Distretto Federale e della Guardia nazionale sono stati rafforzati da agenti provenienti da altri stati, mentre un gruppo di agenti di polizia giudiziaria presidia dall’interno la sede della Corte, pronto a intervenire in caso di emergenza. Droni con visione notturna sorvolano da ieri l’area centrale della capitale, mentre l’Esercito ha annunciato “tolleranza zero” verso eventuali atti nelle vicinanze del quartier generale, a sei chilometri dal centro.
    Le autorità militari hanno avuto incontri con la segreteria di Pubblica sicurezza del Distretto Federale per coordinare le misure nei prossimi giorni. Il timore, riferiscono i media locali, è che i sostenitori dell’ex leader di destra oggi alla sbarra possano radunarsi davanti alle caserme o ai palazzi del potere, come avvenne nelle ore precedenti all’assalto dell’8 gennaio 2023, considerato l’atto finale del presunto tentativo di golpe volto a impedire l’insediamento di Luiz Inácio Lula da Silva. 

     

    Brasilia blindata per l’inizio del processo a Bolsonaro

     

     

     

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