Con l’autorizzazione della polizia, una manifestazione di estrema destra è cominciata a Budapest, sulla stessa piazza davanti del municipio dove cominceranno a radunarsi alle 14 i partecipante del Pride. Un’altra manifestazione del partito estremista Patria Nostra (Mi Hazank) è prevista sullo stesso percorso annunciato del Pride, e un deputato del partito Elod Novak ha minacciato di chiudere il ponte Szabadsag (Libertà) sul quale intende passare il corteo. “Se la polizia non fa nulla per impedire la marcia Lbgt, faremo noi con i nostri mezzi”, ha detto. Gli organizzatori del Pride valutano di modificare il percorso annunciato.
Si prevedono numeri record di partecipanti alla marcia del Pride che oggi si terrà nella capitale ungherese Budapest, sfidando un divieto imposto dal governo di Viktor Orban che segna una regressione senza precedenti dei diritti Lgbtq nell’Unione Europea. La coalizione del premier ungherese ha modificato le leggi e la Costituzione all’inizio di quest’anno per vietare la manifestazione annuale, giustificando la sua pluriennale repressione dei diritti Lgbtq con motivazioni di “protezione dei minori”. Mentre Orbán si è sentito incoraggiato dall’offensiva anti-diversità del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, le sue iniziative hanno suscitato proteste in patria e condanne da parte dell’Ue e dei gruppi per i diritti umani. Ieri, il leader nazionalista ha affermato che, sebbene la polizia non “disperderà” la 30a edizione della marcia del Pride, coloro che vi hanno preso parte dovrebbero essere consapevoli delle “conseguenze legali”.
Nonostante il rischio di una multa, si prevede che oltre 35.000 persone si raduneranno alle 14 vicino al Municipio di Budapest, un’ora prima dell’inizio della marcia. Si prevede che ministri di diversi paesi dell’Ue e decine di legislatori europei parteciperanno, sfidando il divieto, come accaduto a Mosca nel 2006 e a Istanbul nel 2015. Tra questi, anche una nutrita delegazione italiana, dalla segretaria del Pd Elly Schlein al leader di Azione Carlo Calenda, dal responsabile esteri di Iv Ivan Scalfarotto fino alla coordinatrice diritti del M5s Alessandra Maiorino.
“Non stiamo solo difendendo noi stessi… Se questa legge non verrà abrogata, l’Europa orientale potrebbe trovarsi ad affrontare un’ondata di misure simili”, ha dichiarato Viktoria Radvanyi, organizzatrice del pride ungherese. Mentre gli organizzatori della parata rischiano fino a un anno di carcere, i partecipanti possono incorrere in multe fino a 500 euro. Le ultime modifiche legislative autorizzano le autorità a utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti: telecamere appena installate sono apparse sui lampioni lungo il percorso previsto per la marcia.
Tuttavia, il sindaco di Budapest dell’opposizione, Gergely Karacsony, ha insistito sul fatto che nessun partecipante potrà subire ritorsioni, poiché la marcia – co-organizzata dal comune della capitale – è un evento municipale e non richiede, a suo dire, l’autorizzazione della polizia. Nel frattempo, gruppi di estrema destra hanno annunciato diverse controproteste lungo il percorso previsto della marcia.
Camere di sorveglianza sul percorso del Pride a Budapest
La polizia ha installato camere di sorveglianza lungo tutto il percorso annunciato del Pride che partirà alle 15 del pomeriggio nella capitale ungherese. Saranno usate per sanzionare i partecipanti con multe salate di contravvenzione, usando il sistema di riconoscimento facciale elettronico, in conformità dell’avvertimento del premier Viktor Orban di “conseguenze giuridiche” per i partecipanti. Il sistema finora non era stato mai usato in Ungheria.
Gli osservatori dubitano del funzionamento corretto del sistema. “Questo governo non ha saputo gestire sistemi molto meno complessi, come le liste d’attesa nella sanità pubblica”, ha osservato Gabor Horn dell’istituto Republicon. Comunque, la comunità Lgbt ha promesso un assistenza giuridica a tutti gli eventuali sanzionati per far ricorso in tribunale contro le multe. “Un immagine del sistema di riconoscimento facciale sarà insufficiente come prova a carico un tribunale”, ha detto un giurista della comunità.
Calenda, a Budapest contro la deriva autoritaria di Orban
“L’Europa si fonda sullo Stato di diritto, la tutela del diritto di manifestare pacificamente e di amare chi si vuole indipendentemente dal sesso. Oggi sono a Budapest per testimoniare che i liberali non accettano in silenzio la deriva proputiniana e autoritaria di Orban”. Lo scrive su X il leader di Azione Carlo Calenda che oggi prenderà parte al Pride di Budapest.
Verdi Ue, ‘non il Pride ma il suo divieto è illegale’
“Il Pride non è illegale, il divieto di questo Pride è illegale: i diritti fondamentali non possono essere messi al bando. Siamo qui a sostenere gli ungheresi e in particolare il coraggio del sindaco di Budapest che si è battuto perchè si tenesse questo evento. Non vogliamo che la democrazia europea evolva in un’autocrazia”. Lo ha detto la copresidente dei Verdi Terry Reintke, alla conferenza stampa congiunta a Budapest.
+Europa, a Budapest per difendere la libertà di tutta l’Ue
“Quest’anno, il governo ungherese ha vietato il Budapest Pride, dopo anni di intensificazione delle restrizioni alla libertà. Il divieto non è solo un attacco a una comunità, ma un attacco alle libertà personali, alla riunione pacifica e ai valori europei. Questo è un attacco alla libertà che rappresentiamo. Il silenzio non è un’opzione, oggi siamo in piazza al fianco di Momentum e del popolo ungherese per difendere tutte le libertà di cui tutti parliamo”. Lo scrivono in una nota il segretario di Più Europa Riccardo Magi e il presidente Matteo Hallissey, che guida la delegazione di +E al Pride di Budapest.
“Le libertà civili non sono nazionali, sono europee. Quando i diritti vengono smantellati in un paese dell’UE, l’intera Unione si indebolisce”, concludono .
Foti, Pride? ‘Tutelare la libertà di manifestare’
“Soprattutto a livello del Consiglio affari generali il tema dello stato di diritto è un tema che viene affrontato ogni volta che viene convocato. Devo dire che uno dei più tartassati sotto questo profilo è il collega ungherese (Viktor Orban), quindi devo far notare che l’Europa è attiva sotto questo fronte. Quanto poi alle adesioni così politiche io questo lo vedo in un modo diverso perché a mio avviso quello che bisogna tutelare è la libertà di manifestare.
La qualcosa non implica l’obbligo di condividere e tantomeno di partecipare”.
Lo ha detto il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, a Caffè Europa su radio 1 Rai rispondendo ad una domanda sul pride a Budapest vietato da Orban e sulla partecipazione di almeno una quarantina di eurodeputati progressisti.
Renew, l’Ue incompleta se uno Stato non difende la democrazia
“Essere qui non è un atto simbolico ma un atto politico: siamo qui a difesa della dignità del popolo ungherese, del suo diritto a battersi contro il regime di Orban. l’Europa non è completa se uno dei suoi membri chiude lo spazio democratico”. Lo ha detto la presidente del gruppo liberale Renew Europe Valérie Hayer nella conferenza stampa congiunta a Budapest.
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