Il Consiglio Ue ha approvato la proposta che modifica il regolamento Ue 2024/1348 per quanto riguarda l’applicazione del concetto di “paese terzo sicuro”. Si sono dichiarati contrari Spagna, Grecia, Francia e Portogallo.
La maggioranza qualificata è stata però raggiunta. Allo stesso tempo, il Consiglio ha anche approvato il regolamento che istituisce un elenco di paesi di origine sicuri a livello dell’Ue. Il concetto di Paese terzo sicuro consente agli Stati membri dell’Ue di respingere una domanda di asilo in quanto irricevibile (cioè senza esaminarne il merito) quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e, se idonei, ottenere protezione internazionale in un paese terzo considerato sicuro per loro.
Secondo le norme aggiornate concordate dal Consiglio, gli Stati membri potranno applicare il concetto di paese terzo sicuro sulla base delle tre opzioni seguenti: un legame tra il richiedente asilo e il paese terzo (tuttavia, il collegamento non sarà più un criterio obbligatorio per l’applicazione del concetto di paese terzo sicuro); il richiedente ha transitato attraverso il paese terzo prima di raggiungere l’Ue; esiste un accordo o un’intesa con un paese terzo sicuro che garantisce che la domanda di asilo di una persona sarà esaminata nel paese terzo in questione (ma l’applicazione del concetto di paese terzo sicuro sulla base di un accordo o di un’intesa non è possibile nel caso dei minori non accompagnati).
Il concetto di paese di origine sicuro consente invece agli Stati membri di istituire un sistema speciale per l’esame delle domande di protezione internazionale. Ai sensi del regolamento del 2024 sulla procedura di asilo, adottato nell’ambito del Patto sull’asilo e la migrazione, gli Stati membri devono applicare una procedura accelerata per i richiedenti provenienti da un paese di origine sicuro e possono attuarla alla frontiera o nelle zone di transito. Le norme relative ai paesi di origine sicuri si basano sul presupposto che i richiedenti provenienti da tali paesi siano presunti sufficientemente protetti dal rischio di persecuzione o di gravi violazioni dei loro diritti fondamentali. I paesi terzi possono essere designati come paesi di origine sicuri solo se soddisfano un elevato livello di sicurezza.
Il Consiglio ha convenuto che i seguenti paesi dovrebbero essere designati come paesi di origine sicuri a livello dell’Ue: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia.
Anche i paesi candidati all’adesione all’Ue sono designati come paesi di origine sicuri a livello dell’Unione, a meno che nel paese non vi sia una situazione di conflitto armato internazionale o interno, siano state adottate misure restrittive che incidono sui diritti e sulle libertà fondamentali o la percentuale di decisioni positive prese dalle autorità degli Stati membri nei confronti dei richiedenti provenienti dal paese sia superiore al 20%. I due accordi raggiunti oggi consentono al Consiglio di avviare negoziati con il Parlamento europeo per concordare un testo giuridico definitivo.
Oggi il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, riceverà nella sua residenza ufficiale a Bruxelles il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio europeo, António Costa, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non ci saranno incontri con i media. Lo fa sapere l’Alleanza Atlantica.
Oggi il Consiglio Ue ha adottato formalmente il Programma europeo per l’industria della difesa (Edip), lo strumento volto a rafforzare la prontezza della difesa dell’Ue potenziando la competitività e la capacità di risposta della base industriale e tecnologica di difesa europea.
L’adozione segna la fase finale della procedura legislativa e consentirà l’attuazione tempestiva del programma. L’Edip è la pietra angolare del rinnovato impegno dell’Ue a rafforzare la propria prontezza di difesa.
“Se siamo alleati dobbiamo agire come alleati, e gli alleati non minacciano di interferire nella vita politica interna degli alleati, la rispettano: non possiamo accettare questa minaccia d’interferenza nella vita politica dell’Europa”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa alla conferenza annuale del Delors Institute, sottolineando che gli Usa e l’Ue ormai “non condividono la stessa visione dell’ordine internazionale”. “Gli Usa non possono rimpiazzare l’Europa sulla visione che abbiamo sulla libertà di espressione.
“La nostra storia – prosegue Costa – dice che non c’è libertà di espressione senza liberà di informazione, che prevede il pluralismo. Non c’è la libertà d’espressione se la libertà di informazione è sacrificata per difendere i tecno-oligarchi degli Usa. Dobbiamo essere chiari su questo. Perché tra partner e amici non bisogna avere malintesi. Gli Usa restano un partner importante ma la nostra Europa deve essere sovrana su questo”.
Intanto i leader di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Svezia, Finlandia e Irlanda scrivono ai presidente del Consiglio europeo António Costa e della Commissione Ue, Ursula von der Leyen per esprimere sostegno alla proposta di un prestito di riparazione per Kiev e sottolineare l’urgenza di prendere una decisione al vertice in programma il 18 dicembre davanti alle “ambizioni imperialistiche della Russia” che “minacciano la sicurezza europea al di là dei confini dell’Ucraina”.
“Considerando l’attuale entità e l’urgenza delle esigenze di bilancio e militari dell’Ucraina, sosteniamo con forza la proposta della Commissione di un prestito di riparazione finanziato dai saldi di cassa provenienti dai beni russi immobilizzati nell’Ue” scrivono i leader. “Oltre ad essere la soluzione più fattibile dal punto di vista finanziario e più realistica dal punto di vista politico, risponde al principio fondamentale del diritto dell’Ucraina al risarcimento dei danni causati dall’aggressione” aggiungono.
“Il tempo è essenziale. Prendendo una decisione sul prestito di riparazione in occasione del Consiglio europeo di dicembre, avremo l’opportunità di mettere l’Ucraina in una posizione più forte per difendersi e in una posizione migliore per negoziare una pace giusta e duratura” sottolineano i leader, dicendosi “pronti a collaborare in modo costruttivo” coni vertici Ue per raggiungere questo obiettivo.
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