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Il giorno di Bankitalia, fra dazi e risiko banche – Eventi – Ansa.it

    Eventi – In collaborazione con
    Dossier cruciali per l’economia italiana

     Il risiko bancario che coinvolge Generali, Mediobanca, Montepaschi, Bpm e Unicredit, nonché Bper e Popolare Sondrio è un intreccio in grado di orientare in senso più nazionalista, o più europeista, il futuro del credito in Italia. E il macigno dei dazi, la variabile impazzita innescata da Trump che trascina con sé economia, politica monetaria, stabilità finanziaria e persino il sistema monetario globale ora che Washington vuol puntellare il dollaro con le stablecoin. 

    Sono i due dossier cruciali per l’economia italiana che faranno da sfondo alle considerazioni finali che terrà domani il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. I dazi con toni più netti. Il dossier bancario con toni impliciti, senza valutazioni nel merito e con osservazioni solo di carattere generale. Perché Panetta ha già chiarito che “la Banca d’Italia non si è dimenticata” delle fusioni bancarie ma “non può commentarle come se fosse a un talk show”. Ora che il dossier è sempre più politico, il rispetto istituzionale è anzi rafforzato: Unicredit, con la sua offerta su Bpm che ha scombussolato l’ordine delle cose immaginato da una parte della maggioranza, ha fatto ricorso al Tar contro l’applicazione del golden power che mette i bastoni fra le ruote alla sua Ops. A chi gli chiede se ci siano tensioni nella maggioranza sui paletti messi a Unicredit, il leader della Lega Matteo Salvini risponde con un “no, no” e chiude ogni querelle ricorrendo all'”interesse nazionale”. Ma giusto ieri il ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, affermava che, se ci fosse un disallineamento con Palazzo Chigi sul golden power, “non troverete l’annuncio delle dimissioni, troverete le dimissioni”.
    Bankitalia guarda con grande attenzione. Sa che il futuro della competitività italiana, ed europea, passa dall’Unione del risparmio e investimenti, un progetto che al contrario prevede banche sempre meno imbrigliate nei confini nazionali. Ma se ci saranno, verranno dalle autorità europee, non da Panetta domani, le valutazioni di merito su quei poteri speciali nel segno dell’italianità del credito oltre che della sicurezza nazionale.

    Dalla Bce quelle di vigilanza su asset, patrimonio, liquidità, governance, e quelle in tema di concorrenza da Bruxelles, con cui il Mef ha già un’interlocuzione. Le parole di Panetta, sul quadro generale, appunto, guarderebbero ai capisaldi della stabilità, del credito all’economia, delle patrimonializzazioni e liquidità consolidate negli anni e da difendere, ora che si avvicinano le nubi della guerra commerciale.
    L’offensiva di Trump con i dazi all’export europeo sarà un tema inevitabile nel discorso di Panetta al gotha di banche, finanza, imprese. Nel contesto più ampio delle tensioni geopolitiche globali alle stelle che creano incertezza e rischi macroeconomici. Nel mezzo, l’economia italiana con una crescita che la Banca d’Italia ha tagliato allo 0,6% nelle sue stime per il 2025 fra rischi al ribasso. I conti pubblici tornati al surplus primario, ma con un debito da ridurre che è un tema perenne nelle considerazioni finali: aiuta, questa volta, il miglioramento dell’outlook di Moody’s sul suo rating.

    L’inflazione riportata sotto controllo ma il potere d’acquisto indebolito. E poi la politica monetaria: parole scarne domani visto il periodo di silenzio imposto ai governatori nella settimana precedente il meeting Bce del 4 giugno. Ma la Bce pare orientata non solo a tagliare al 2% giovedì prossimo, potenzialmente potrebbe andare in territorio espansivo, dando ragione alle ‘colombe’ come Panetta nel board.
    La politica della Casa Bianca, poi, mette in discussione equilibri di stabilità finaniaria globale su cui Panetta si è sempre soffermato. Bankitalia ha già sottolineato i rischi della scommessa del tycoon sulle stablecoin in dollari, se porterà a un divorzio con l’Europa sulle regole. L’offensiva crypto sfida anche il sistema dei pagamenti digitali dove la Bce, con l’input proprio di Bankitalia e dello stesso governatore quando era nel board di Francoforte, punta a rispondere con l’euro digitale. E anche sulle regole bancarie prudenziali concordate dopo la crisi finanziaria c’è aria di un disimpegno Usa che crea pressioni sulla vigilanza europea. Temi che faranno capolino domani, assieme ai rischi di stabilità finanziaria legati al credito non bancario. 

     

     Sono i due dossier cruciali per l’economia italiana che faranno da sfondo alle considerazioni finali che terrà domani il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. I dazi con toni più netti. Il dossier bancario con toni impliciti, senza valutazioni nel merito e con osservazioni solo di carattere generale. Perché Panetta ha già chiarito che “la Banca d’Italia non si è dimenticata” delle fusioni bancarie ma “non può commentarle come se fosse a un talk show”. Ora che il dossier è sempre più politico, il rispetto istituzionale è anzi rafforzato: Unicredit, con la sua offerta su Bpm che ha scombussolato l’ordine delle cose immaginato da una parte della maggioranza, ha fatto ricorso al Tar contro l’applicazione del golden power che mette i bastoni fra le ruote alla sua Ops. A chi gli chiede se ci siano tensioni nella maggioranza sui paletti messi a Unicredit, il leader della Lega Matteo Salvini risponde con un “no, no” e chiude ogni querelle ricorrendo all'”interesse nazionale”. Ma giusto ieri il ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, affermava che, se ci fosse un disallineamento con Palazzo Chigi sul golden power, “non troverete l’annuncio delle dimissioni, troverete le dimissioni”.

    Bankitalia guarda con grande attenzione. Sa che il futuro della competitività italiana, ed europea, passa dall’Unione del risparmio e investimenti, un progetto che al contrario prevede banche sempre meno imbrigliate nei confini nazionali. Ma se ci saranno, verranno dalle autorità europee, non da Panetta domani, le valutazioni di merito su quei poteri speciali nel segno dell’italianità del credito oltre che della sicurezza nazionale.
    Dalla Bce quelle di vigilanza su asset, patrimonio, liquidità, governance, e quelle in tema di concorrenza da Bruxelles, con cui il Mef ha già un’interlocuzione. Le parole di Panetta, sul quadro generale, appunto, guarderebbero ai capisaldi della stabilità, del credito all’economia, delle patrimonializzazioni e liquidità consolidate negli anni e da difendere, ora che si avvicinano le nubi della guerra commerciale.
    L’offensiva di Trump con i dazi all’export europeo sarà un tema inevitabile nel discorso di Panetta al gotha di banche, finanza, imprese. Nel contesto più ampio delle tensioni geopolitiche globali alle stelle che creano incertezza e rischi macroeconomici. Nel mezzo, l’economia italiana con una crescita che la Banca d’Italia ha tagliato allo 0,6% nelle sue stime per il 2025 fra rischi al ribasso. I conti pubblici tornati al surplus primario, ma con un debito da ridurre che è un tema perenne nelle considerazioni finali: aiuta, questa volta, il miglioramento dell’outlook di Moody’s sul suo rating.

    L’inflazione riportata sotto controllo ma il potere d’acquisto indebolito. E poi la politica monetaria: parole scarne domani visto il periodo di silenzio imposto ai governatori nella settimana precedente il meeting Bce del 4 giugno. Ma la Bce pare orientata non solo a tagliare al 2% giovedì prossimo, potenzialmente potrebbe andare in territorio espansivo, dando ragione alle ‘colombe’ come Panetta nel board.
    La politica della Casa Bianca, poi, mette in discussione equilibri di stabilità finaniaria globale su cui Panetta si è sempre soffermato. Bankitalia ha già sottolineato i rischi della scommessa del tycoon sulle stablecoin in dollari, se porterà a un divorzio con l’Europa sulle regole. L’offensiva crypto sfida anche il sistema dei pagamenti digitali dove la Bce, con l’input proprio di Bankitalia e dello stesso governatore quando era nel board di Francoforte, punta a rispondere con l’euro digitale. E anche sulle regole bancarie prudenziali concordate dopo la crisi finanziaria c’è aria di un disimpegno Usa che crea pressioni sulla vigilanza europea. Temi che faranno capolino domani, assieme ai rischi di stabilità finanziaria legati al credito non bancario. 

    Eventi – In collaborazione con
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