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Herzog a Netanyahu, firmi l’accordo anche se ha un costo – Medio Oriente – Ansa.it

    Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha incontrato il presidente israeliano Isaac Herzog prima del suo volo per Washington, dove lunedì il premier incontrerà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo un comunicato dell’ufficio di Herzog, il presidente sottolinea l’urgenza di raggiungere una svolta nei colloqui per un accordo sulla liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco. “Sostengo pienamente questi sforzi, anche quando comportano decisioni difficili, complesse e dolorose… Il costo non è semplice, ma sono fiducioso che il governo e le forze di sicurezza saranno all’altezza della sfida”, ha detto Herzog.

       I raid aerei israeliani hanno ucciso almeno 33 palestinesi a Gaza, affermano i funzionari dell’ospedale, dopo che l’esercito ha dichiarato di aver colpito oltre 100 obiettivi terroristici nell’enclave sotto assedio il giorno prima. Lo riporta il Times of Israel.

       Secondo fonti dell’agenzia di stampa dell’Anp Wafa, almeno 17 palestinesi sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti stamattina, quando gli aerei israeliani hanno lanciato una serie di attacchi aerei sulla Striscia di Gaza. L’attacco più mortale si è verificato nel quartiere di Sheikh Radwan, a nord di Gaza city.

       Un gruppo di cinque importanti sceicchi del distretto di Hebron, in Cisgiordania, ha inviato una lettera al governo israeliano esprimendo il desiderio di aderire agli Accordi di Abramo e di raggiungere la pace con Israele. Lo riporta il Wall Street Journal. La missiva esprime il desiderio degli sceicchi di staccarsi dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) e di costituire Hebron come Emirato che “riconosca Israele Stato del popolo ebraico, quindi Israele riconoscerà l’Emirato come rappresentante dei residenti arabi”. Secondo il Wsj, altri sceicchi che sostengono l’iniziativa hanno mantenuto l’anonimato per motivi di sicurezza. 

       La lettera degli sceicchi, indirizzata al ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, descrive l’accordo proposto come “equo e dignitoso”, e può sostituire gli accordi di Oslo, “che hanno portato solo danni, morte, disastro economico e distruzione”. Uno sceicco che ha aderito all’iniziativa ha dichiarato: “Pensare solo a creare uno Stato palestinese ci porterà tutti al disastro”. Barkat ha detto al Wsj che il vecchio paradigma dei due Stati è fallito e che l’Autorità Nazionale Palestinese non gode di fiducia tra il suo popolo e in Israele. Da febbraio, il ministro ha ospitato lo sceicco Wadee al-Jaabari – uno dei più influenti leader del clan di Hebron e promotore dell’iniziativa – e altri sceicchi nella sua casa di Gerusalemme per decine di incontri. “Lo sceicco Jaabari vuole la pace con Israele e aderire agli Accordi di Abramo, con il sostegno dei suoi confratelli. Chi in Israele dirà di no?”, chiede Barkat. “Non ci sarà nessuno Stato palestinese, nemmeno tra mille anni”, ha detto Jaabari al giornale, “dopo il 7 ottobre, Israele non lo concederà più”. In seguito alla ‘sensazionale’ rivelazione del Wsj, come viene definita dai media, il Jerusalem Post ha pubblicato domenica mattina un’intervista a Jaabari. La premessa dello sceicco (a cui si aggiungono i cinque firmatari della lettera e altri 13 della stessa zona) è semplice ma radicale: ha il controllo di circa il 78% della popolazione metropolitana di Hebron, che può tradursi in oltre 700.000 palestinesi, è pronto, insieme agli altri sceicchi a riconoscere Israele come Stato ebraico e a porre fine a tutte le rivendicazioni nel conflitto israelo-palestinese. L’obiettivo è quello di coinvolgere alla fine altri sei “emirati” palestinesi (secondo il modello degli Emirati Arabi Uniti), che comprendono le aree di Betlemme, Gerico, Nablus, Tulkarem, Jenin, Qalqilya e infine Ramallah. Secondo il punto di vista degli sceicchi, l’Anp è una forza straniera proveniente dalla Tunisia (dove l’Olp e l’allora leader Yasser Arafat erano stati espulsi prima degli accordi di Oslo) che era tornata in Cisgiordania dopo oltre 20 anni di esilio e aveva soppiantato gli emirati tradizionali che avevano sempre gestito tutti gli affari palestinesi nella zona.

       Una squadra negoziale israeliana oggi si recherà comunque in Qatar per colloqui indiretti con Hamas sul rilascio degli ostaggi e un accordo per il cessate il fuoco, anche se il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ieri sera ha definito “inaccettabili” le modifiche richieste da Hamas alla proposta di cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti e dallo stesso Stato ebraico. Lo scrive il Times of Israel, citando l’ufficio del primo ministro, che ha ordinato l’invio della squadra a Doha mentre Bibi si prepara a partire per Washington per incontrare il Donald Trump, con cui parlerà di Gaza, di Iran e di altri argomenti. Venerdì Hamas aveva dato una risposta “positiva” alla proposta quadro sul tavolo, che prevede il ritorno in Israele di circa la metà degli ostaggi vivi e circa la metà di quelli morti detenuti dai gruppi terroristici a Gaza nell’arco di 60 giorni, in cinque rilasci separati. Secondo fonti informate, Hamas ha proposto tre emendamenti all’accordo: che i colloqui per un cessate il fuoco permanente continuino fino al raggiungimento di un accordo; che gli aiuti riprendano pienamente attraverso meccanismi sostenuti dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie internazionali, e che le l’Idf si ritiri sulle posizioni che manteneva prima del crollo del precedente cessate il fuoco a marzo. L’ufficio del primo ministro in risposta ha affermato che le modifiche proposte da Hamas “non sono accettabili per Israele”, ma che comunque la delegazione israeliana andrà a Doha. Pessimista invece il quotidiano Haaretz, secondo cui “un cessate il fuoco a Gaza che faccia perno su Netanyahu è destinato seguirà lo stesso vecchio copione dei precedenti accordi per la presa di ostaggi”, cioè un nulla di fatto.

       Il gabinetto politico-di sicurezza ha approvato durante la notte, dopo una riunione durata 5 ore e mezza, l’istituzione di zone di aiuto umanitario a Gaza che separeranno la popolazione da Hamas, anche nel nord della Striscia. I ministri di ultradestra Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno votato contro. La discussione si è svolta poco prima della partenza di una delegazione israeliana per i colloqui a Doha, nonostante l’annuncio del premier che le modifiche richieste da Hamas all’accordo parziale sono “inaccettabili”. E prima della partenza del primo ministro per gli Stati Uniti. Netanyahu, riferiscono i media israeliani, ha fatto il punto della situazione in vista del suo incontro di domani a Washington con il presidente Donald Trump: si dovrebbero incontrare lunedì alle 18,30 ora di Washington (le 2,30 ora italiana). Non è ancora chiaro se ci sarà una conferenza stampa dopo l’incontro. Israele, nonostante abbia definito non accettabili le modifiche proposte da Hamas al piano, riterrebbe che le divergenze non siano insormontabili. Durante la discussione di gabinetto, è scoppiata un’accesa discussione tra Netanyahu e il capo di stato maggiore Eyal Zamir sui tempi e la velocità dell’installazione degli spazi umanitari nella Striscia. C’è stato anche un confronto tra Smotrich e Zamir, che è arrivato al punto di urlare inducendo Netanyahu a battere i pugni sul tavolo. Gli spazi umanitari approvati dal governo saranno istituiti a sud dell’asse Morag, Filadelfia 2″ dove il premier vuole che si trasferisca l’intera popolazione di Gaza. Il capo dell’Idf Zamir teme che un massiccio movimento di palestinesi nell’area sia rischiosa per l’esercito.
       

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