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‘Giovane calciatore Al-Hilal ucciso in un raid di Israele a Gaza’ – Notizie – Ansa.it

     “L’esercito israeliano ha ucciso il bambino Mohammed Ramez Al-Sultan, giocatore dell’Al-Hilal Sports Club, insieme a 14 membri della sua famiglia in un attacco che ha preso di mira la loro abitazione venerdì” nella Striscia di Gaza. Lo riferisce sui social la Palestine Football Association.

    E’ di almeno 11 morti il bilancio degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi. Lo riferisce al Jazeera. 

    Un avviso urgente di evacuazione per i residenti di Gaza city è stato pubblicato sui social dal portavoce dell’Idf, in particolare per l’area della torre Burj Al-Nur segnata e delle tende vicine in via Safed. L’esercito israeliano ha reso noto poco dopo di avere colpito la torre, sostenendo che questa fosse “utilizzata dall’organizzazione terroristica Hamas nell’area della città di Gaza” e che nell’edificio c’erano infrastrutture militari dell’organizzazione. “Le organizzazioni terroristiche nella Striscia violano sistematicamente il diritto internazionale, utilizzando strutture civili per scopi militari e operando deliberatamente in mezzo alla popolazione civile”, scrive sui social l’Idf.

    L’esercito israeliano ha dichiarato inoltre che più di 250.000 persone hanno lasciato Gaza City per spostarsi in altre parti del territorio nelle ultime settimane, da quando ha intensificato l’attacco al più grande centro urbano di Gaza.

    “Secondo le stime dell’Idf, più di un quarto di milione di residenti di Gaza City si sono trasferiti fuori città per la propria sicurezza”, ha dichiarato il portavoce in lingua araba dell’esercito, il colonnello Avichay Adraee, su X.

    Secondo un’analisi della Cnn, inoltre, nelle settimane successive all’annuncio di Israele di voler conquistare Gaza City, l’esercito israeliano ha distrutto o danneggiato più di 1.800 edifici all’interno e nei dintorni della città. Le immagini satellitari scattate da Planet Labs il 5 settembre mostrano demolizioni su larga scala, principalmente di edifici residenziali, rispetto alle immagini scattate il 9 agosto, un giorno dopo l’approvazione della nuova offensiva da parte di Israele.

    La maggior parte delle distruzioni sembra concentrata nell’area di Zeitoun, a sud del centro città. All’inizio di settembre, l’esercito israeliano si è ritirato dal quartiere e ha fatto saltare in aria una scuola che aveva utilizzato come base. Tra il 9 e il 17 agosto, l’esercito israeliano ha anche demolito parti del quartiere di Al-Tuffah, nella parte orientale di Gaza City, dove si erano rifugiati migliaia di palestinesi sfollati.

    Appena a nord di Gaza City, a Jabalya, l’esercito israeliano ha raso al suolo più di 750 edifici, secondo l’analisi. Una mezza dozzina di immagini satellitari scattate tra il 9 agosto e il 5 settembre mostrano che la stragrande maggioranza della distruzione non è stata causata da attacchi aerei o combattimenti, ma dalle lente demolizioni effettuate dall’esercito israeliano, isolato per isolato, con scavatrici e bulldozer.
    Un’immagine scattata il 19 agosto mostra scavatrici e bulldozer israeliani che demoliscono edifici a Zeitoun.

    Ventiquattro ore dopo, un’altra immagine li mostra 300 metri più in profondità nel quartiere, lasciandosi alle spalle altri 26 edifici demoliti e i cingoli dei macchinari pesanti che sono diventati un elemento distintivo del paesaggio di Gaza. Il 25 agosto, almeno 16 scavatrici sono visibili presso la base di Zeitoun dell’Idf, con demolizioni in corso nelle vicinanze.

    Tra il 5 e l’8 settembre, cinque grattacieli sono stati bombardati, secondo Mahmoud Basal, portavoce della Protezione Civile di Gaza. “In totale, contenevano 209 appartamenti, ognuno dei quali ospitava almeno 20 persone durante questo stato di emergenza, ovvero oltre 4.100 bambini, donne e anziani rimasti senza casa”, ha dichiarato alla Cnn. Tuttavia – precisa la rete statunitense – ancor prima che il gabinetto di sicurezza israeliano annunciasse i piani per l’offensiva su Gaza City, la distruzione era già visibile e profonda.   

    Tv: ‘Hamas, al-Hayya ferito nel raid dell’Idf a Doha’

    La tv pubblica israeliana Kan riferisce che ieri sera Hamas ha informato un gruppo ristretto di comandanti sull’esito dell’attacco israeliano a Doha. Una fonte palestinese vicina all’organizzazione ha dichiarato: “Abbiamo ricevuto indicazioni da Hamas che Khalil al-Hayya è rimasto ferito nell’attacco israeliano”.

    E ha aggiunto che insieme ad al-Hayya, almeno altri due alti funzionari sono rimasti feriti. Tuttavia, ha chiarito: “Nessun membro della leadership è stato ucciso nell’attacco”. La fonte ha anche affermato che la natura della ferita di al-Hayya e la sua gravità non sono state comunicate. 

    Washington Post: ‘Il Mossad ha rifiutato l’esecuzione del piano contro Hamas a Doha’

    Quando martedì Israele ha annunciato di aver lanciato un attacco contro i vertici di Hamas in Qatar, un’agenzia di sicurezza era visibilmente assente dalle dichiarazioni ufficiali: il Mossad. Ciò perché l’agenzia di intelligence di Israele aveva rifiutato di eseguire un piano elaborato nelle settimane precedenti per utilizzare agenti sul campo per assassinare i leader di Hamas, secondo il Washington Post, che cita due israeliani a conoscenza della questione. Il Mossad aveva diverse riserve, dal timore di compromettere i rapporti con i qatarioti alla tempistica del blitz.

    Secondo le fonti, il direttore del Mossad, David Barnea, si era opposto all’ uccisione dei funzionari di Hamas in Qatar in parte perché un’azione del genere avrebbe potuto compromettere il rapporto che lui e la sua agenzia avevano coltivato con i qatarioti, i quali avevano ospitato Hamas e stavano mediando i colloqui per un cessate il fuoco tra il gruppo militante e Israele. Le riserve del Mossad riguardo ad un’operazione sul terreno, scrive il Wp, hanno alla fine influenzato il modo in cui l’attacco è stato eseguito e forse anche le sue probabilità di successo.

    E riflettono un’opposizione più ampia all’interno dell’apparato di sicurezza israeliano all’attacco ordinato dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Pur essendo ampiamente condiviso tra i funzionari della sicurezza israeliana che tutti i leader di Hamas, inclusi quelli residenti all’estero, dovrebbero essere eventualmente perseguiti e uccisi, molti hanno messo in dubbio la tempistica dell’operazione, dato che i dirigenti di Hamas si stavano radunando in Qatar, importante alleato degli Stati Uniti, per valutare una proposta del presidente Donald Trump per liberare gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza in cambio di un cessate il fuoco nella guerra a Gaza. Invece di schierare agenti del Mossad, Israele martedì ha optato per un’opzione secondaria: il lancio di 15 jet da combattimento che hanno sparato 10 missili da distanza. Hamas ha dichiarato che l’attacco aereo non è riuscito a uccidere i vertici, incluso il leader ad interim Khalil al-Hayya. 

    Ex capo dell’Idf : ‘In questa guerra ci siamo tolti i guanti’

    Un ex comandante dell’esercito israeliano, Herzi Halevi, ha confermato che più di 200.000 palestinesi sono stati uccisi o feriti nella guerra a Gaza e che “nemmeno una volta” nel corso del conflitto le operazioni militari sono state inibite da pareri legali. Lo riporta il Guardian citando media israeliani.

    Halevi si è dimesso dall’incarico di capo di stato maggiore a marzo, dopo aver guidato le Forze di difesa israeliane per i primi 17 mesi della guerra, che ora si avvicina al suo secondo anniversario. Halevi ha dichiarato, in un’assemblea con i residenti del moshav (cooperativa agricola) di Ein HaBesor registrata da Ynet, che oltre il 10% dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza è stato ucciso o ferito: “più di 200.000 persone”.

    Questa stima è significativa in quanto vicina alle cifre attuali fornite dal Ministero della Salute di Gaza, che i funzionari israeliani hanno spesso liquidato come propaganda di Hamas, sebbene le cifre del Ministero siano ritenute affidabili dalle agenzie umanitarie internazionali.

    “Questa non è una guerra gentile. Abbiamo tolto i guanti fin dal primo minuto. Purtroppo non prima”, ha detto Halevi, suggerendo che Israele avrebbe dovuto adottare una linea più dura a Gaza prima dell’attacco del 7 ottobre.

    Il bilancio ufficiale attuale è di 64.718 palestinesi uccisi a Gaza e 163.859 feriti, dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023. Si teme che molte altre migliaia di persone siano morte, con i loro corpi sepolti tra le macerie. Almeno 40 persone sono state uccise venerdì negli attacchi israeliani, principalmente intorno a Gaza City. Le statistiche del ministero di Gaza non fanno distinzione tra civili e combattenti, ma i dati trapelati dall’intelligence militare israeliana sulle vittime fino a maggio di quest’anno suggerivano che oltre l’80% dei morti erano civili.

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