La Russia ha lanciato stanotte un attacco su larga scala su Kiev, con centinaia di missili e droni. Il bilancio al momento è di almeno 12 feriti.
Diverse esplosioni sono state segnalate nella capitale a partire dalle 00:45 ora locale, secondo testimoni. Il sindaco Vitali Klitschko riferisce che i detriti di un drone hanno colpito un edificio residenziale di cinque piani nel quartiere Dniprovskiy. Un incendio è stato segnalato anche in un palazzo di quello di Podilskyi. Interruzioni di corrente vengono segnalate in diversi quartieri della città. L’Aeronautica militare ucraina parla di decine di droni che stanno prendendo di mira le regioni centrali, meridionali e orientali del Paese. Decine di missili da crociera e balistici sono stati lanciati verso l’Ucraina, viene aggiunto. Sono stati emessi allarmi antiaerei per l’intero Paese.
LA GIORNATA DI IERI:
Preoccupazione e imbarazzo: la prima per quanto accade a Pokrovsk, roccaforte ucraina del Donetsk, la seconda per lo scandalo corruzione che sfiora fin troppo da vicino il presidente Volodymyr Zelensky.
Così mentre a Bruxelles si discute su come sostenere finanziariamente l’Ucraina sull’orlo del crac – se con i famosi prestiti garantiti dagli asset russi o con soldi propri – Zelensky evoca la resa dello snodo logistico che potrebbe subire la stessa sorte di Bakhmut.
“La decisione se ritirare le truppe – ha dichiarato – spetta ai comandanti sul campo: nessuno obbliga i nostri soldati a morire per delle rovine”. Di maceria in maceria, però, Mosca avanza. Nonostante i costi esorbitanti in termini di uomini.
“La Russia – spiega Zelensky – vuole la conquista di Pokrovsk per cercare di convincere Donald Trump che l’Ucraina deve ritirarsi dall’intero Donbass orientale per porre fine alla guerra”.
I generali hanno ancora opzioni, possono ripiegare su altre linee fortificate, ma perdere le alture di Pokrovsk significa esporsi agli sciami di droni e aprire un varco verso la piana del Dnipro, oltre che cedere terreno per l’assalto alle fortezze di Kostiantynivka, Druzhkivka, Kramatorsk e Slovyansk.
Certo, l’affaire Energoatom non poteva scoppiare in un momento peggiore e rischia di fiaccare il morale degli ucraini, sia sul fronte interno – i blackout sono continui – sia nelle trincee. Il bagno d’oro di Timur Mindich, già socio di Zelensky nella casa di produzione Kvartal 95 e, secondo la Procura Specializzata Anticorruzione (Sapo), mente del giro di mazzette da 100 milioni di dollari, è tornato a far capolino sul web.
Pubblicata su Facebook a luglio dal deputato Yaroslav Zhelezniak, ora che Mindich è fuggito dal Paese dopo una soffiata (s’indaga pure su questo) è stata rilanciata dai media (il water a 24 carati è un must, ce l’aveva anche l’ex presidente putiniano Viktor Yanukovich).
A Bruxelles si mormora. “Sebbene nessun Paese sia immune dalla corruzione Kiev deve agire con rapidità e serietà per indagare queste accuse”, afferma un alto diplomatico europeo. “La rete energetica ucraina è già sottoposta a una pressione enorme a causa dei continui attacchi russi e non può permettersi di essere indebolita anche dall’interno: le accuse di corruzione danneggiano la reputazione internazionale dell’Ucraina”.
Il tutto, peraltro, mentre gli europei si stanno spaccando la testa per trovare il modo di usare i 140 miliardi di asset russi immobilizzati a favore di Kiev (i ministri delle Finanze ne hanno discusso di nuovo). “È il modo più efficace per sostenere la difesa e l’economia dell’Ucraina ed è il modo più chiaro per far capire alla Russia che il tempo non gioca a suo favore”, ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in plenaria al Parlamento Europeo, precisando ad ogni modo che l’esecutivo blustellato ha delineato pure un piano B e C nel caso il blitz dovesse fallire.
La premier ucraina, Yulia Svyrydenko, ha annunciato l’intenzione di effettuare un audit completo sugli appalti a Energoatom e alle aziende pubbliche per rafforzare la lotta alla corruzione, ultima mossa dopo le sanzioni annunciate da Zelensky contro Mindich, tra cui il blocco dei conti. A vedere il bicchiere mezzo pieno è la commissaria all’Allargamento Marta Kos.
“L’indagine dimostra che gli organismi anticorruzione funzionano, le reazioni iniziali dei più alti livelli politici sono un segnale incoraggiante”, ha sottolineato da Varsavia. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha tuttavia sentito la necessità di telefonare personalmente a Zelensky: la Germania, gli ha detto, si aspetta ora “passi avanti energici” nelle riforme contro la corruzione e nell’ambito dello Stato di diritto.
Zelensky: ‘Mosca prepara una grande guerra entro 5 anni in Europa’
È necessario aumentare la pressione sulla Russia. Considerando la situazione sul campo di battaglia, non vediamo che la Russia voglia fermarsi. Il problema è che, quando guardiamo all’industria militare russa, vediamo che stanno aumentando la loro produzione. E, secondo le nostre stime, vogliono continuare questa guerra. Dobbiamo riconoscere che vogliono una grande guerra, si stanno preparando per essere in grado, nel 2029 o 2030 – in quel periodo – di iniziare una guerra così grande. Sul continente europeo. Consideriamo questo una vera grande sfida”. E’ l’allarme lanciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un’intervista a Bloomberg tv rilanciata sui social. “Credo che dobbiamo pensare a come fermarli ora in Ucraina. Ma anche fare tutto il possibile per ridurre le loro capacità. Non dare loro i soldi che possono ancora ottenere dalle risorse energetiche. E non fornire loro armi”, sostiene il leader ucraino.
Cremlino, ‘Kiev negozierà, ma da posizioni molto peggiori’
“Prima o poi” l’Ucraina dovrà negoziare con la Russia, ma “da una posizione molto peggiore”. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, commentando le dichiarazioni del vice ministro degli Esteri ucraino Serhij Kislitsa, riportate dal Times, secondo le quali Kiev ha deciso di “ritirarsi” dalle trattative dirette con Mosca in assenza di “progressi significativi”. Fra maggio e luglio di quest’anno si sono svolte a Istanbul tre tornate di negoziati diretti tra delegazioni russa e ucraina, che hanno portato ad alcuni risultati in campo umanitario, specialmente per lo scambio di prigionieri, ma non a progressi per una soluzione diplomatica del conflitto. “La parte ucraina dovrebbe sapere – ha detto Peskov, citato dalla Tass – che prima o poi dovrà negoziare, ma da una posizione molto peggiore. La posizione del regime di Kiev si va deteriorando di giorno in giorno”. “La Russia è aperta a una soluzione del conflitto con mezzi politici e diplomatici – ha aggiunto il portavoce – ma in assenza di una tale opportunità, quando le porte per questo sono state chiuse dal regime di Kiev, continuiamo l’operazione militare speciale”.
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