“La mia intenzione è non dilatare troppo i tempi, per questo ho dato dei limiti e cioè che ogni gruppo parlamentare può indicare solo due auditi. Voglio solo persone tecniche ed esperte del settore che leggeranno la norma e ci daranno delle indicazioni. Questo ci darà la possibilità di chiudere le audizioni in un mese. Nessuno si deve permettere di dire che si vuole affossare una legge o che si è ritardata, perché in commissione è arrivata ieri”. Lo ha dichiarato Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia del Senato, ospite a Timeline su Sky TG24.
“Io non mai fatto una legge in un’ora, non vedo perché dovrei fare in un’ora una legge così importante. In commissione la legge sarà pronta a gennaio. A febbraio potrebbe già esserci l’approvazione in Senato”.
In precedenza Bongiorno aveva escluso che si tratti di un rinvio: “E’ vero che c’era un accordo tra Schlein e Meloni, ma non nel dettaglio, del singolo comma, o che
la norma dovesse passare il 25. Escludo categoricamente di parlare di ritardi e di rinvii, perché quando un testo arriva a me, che sono Presidente della Commissione Giustizia, io per fare il mio dovere, lo devo esaminare. Non mi sta bene, già come concetto, l’idea che siccome l’ha esaminato la Camera, il Senato possa non esaminarlo. Non mi è stato dato nemmeno il tempo di leggerlo ed esaminarlo, quindi non ho rinviato, sto facendo semplicemente il mio dovere, salvo che non mi si dica che è una norma perfetta, priva di lacune, e che siamo tutti d’accordo.
Invece è stato evidenziato da numerosi esponenti di centrodestra, a prescindere da quello che si era pensato alla Camera, che in realtà ci sono dei margini di miglioramento enormi. C’è una parte della norma che c’era già da prima, che è sempre stata oggetto di polemica, perché contiene l’espressione ‘quando il fatto è di minore gravità’. Cosa si intende per minore gravità? Magari lo vogliamo scrivere, o vogliamo lasciarlo determinare a qualsiasi giudice? Abbiamo visto questa norma, abbiamo visto che c’erano alcuni esponenti del centrodestra che dicevano ‘Una volta che stiamo facendo un cambio epocale, facciamolo per bene’, e abbiamo deciso di
sentire il parere di tecnici. Io sto convocando in questo momento alcuni giudici della Cassazione, alcuni professori, per capire se la norma si può scrivere meglio, ma mica è un rinvio!”.
La norma, aveva chiarito l’esponente della Lega, “non poneva un rischio di rovesciamento dell’onere della prova, principio che non potrebbe mai passare in un ordinamento libero. C’era invece una maggior valorizzazione del ruolo della donna, per cui molti vedevano una specie di improvviso ribaltamento tra una legge, quella vecchia, scritta tutta a favore dell’uomo, e l’altra, quella nuova, troppo a favore della donna. Allora la mia Commissione ha deciso di sedersi e parlarne”.
“Ho già dato il termine per lunedì per indicare gli esperti da audire – aveva aggiunto Bongiorno – Ho chiesto ai gruppi che non vengano sentite persone che non sono esperte, quindi voglio tecnici. In secondo luogo è vietato superare il numero di due per gruppo. Sarà un breve ciclo di audizioni di esperti”.
Il consenso è “assolutamente condivisibile come principio, ma una legge che lascia troppo spazio alla libera interpretazione del singolo è una legge che rischia di intasare i tribunali e alimentare lo scontro invece di ridurre le violenze Questa sorta di consenso preliminare, informato e attuale, così come è scritto, lascia lo spazio a vendette personali, da parte di donne e uomini, che senza nessun abuso userebbero una norma vaga per vendette personali che intaserebbero i tribunali”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, a proposito dello stop in Senato alla modifica della norma del codice penale sul reato di violenza sessuale, sottolineando il lavoro della senatrice Giulia Bongiorno, “esperta e avvocata di tante donne vittime di violenza e molestia”.
Per il Guardasigilli Nordio in questi casi “non puoi affidarti alla emotività di una elaborazione a-tecnica. Devi valutare virgola per virgola, proprio per evitare un domani delle interpretazioni eccentriche”.
“Sulla legge sul consenso il rischio è il rovesciamento dell’onere della prova, questo è il dubbio”, ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella intervistata durante la trasmissione “Ping Pong” su Rai Radio 1.
“È meglio prendere più tempo ma approvare una legge convincente – ha aggiunto – Quello che è emerso dopo l’approvazione alla Camera è una forte perplessità da ambienti importanti: gli avvocati, l’ex presidente delle Camere Penali Caiazza è stato molto duro su questa legge, anche altri hanno sollevato dei dubbi. Perché la legge si farà, perché già c’è. Nel senso che il consenso già c’è, per fortuna perché è un principio sacrosanto, nella nostra giurisprudenza attraverso le sentenze della Cassazione e questo già da anni”.
“Non c’è nessuna retromarcia sul consenso. Semplicemente ogni Camera, ha le sue prerogative, ed è giusto che se il Senato vuole aprire una discussione più approfondita sul testo che gli è arrivato dalla Camera sul consenso, lo può fare”. Lo ha detto la ministra . “Tanto più che la cosa – ha aggiunto – è in carico alla commissione Giustizia, guidata da Giulia Bongiorno e non ci possono essere dubbi sulla sua posizione per quanto riguarda la difesa delle donne dalla violenza. Quindi non è certamente una retromarcia, è semplicemente la necessità ed anche il diritto di approfondire. Si parla sempre dei diritti di ogni Camera a poter esaminare e a approfondire le leggi, quando poi si fa si parla di retromarcia. Retromarcia che non c’è, la legge si farà, semplicemente il Senato ne vuole discutere e forse correggere alcuni punti”.
“Non c’è nessun ostruzionismo” da parte della Lega, “il consenso già c’è nella nostra giurisprudenza, attraverso le sentenze della Cassazione. Quindi è un principio già in atto. Noi quello che abbiamo voluto è trasferirlo anche nella legge, dichiararlo, ma già è un principio che è attivo nella nostra giurisprudenza”, ha chiarito ancora la ministra ribadendo che “la legge si farà. Su questo prendo un impegno anche assolutamente personale”.
Per Roccella “Ii cambio di mentalità parte da tutto. Parte moltissimo, per esempio, da questa legge sul femminicidio. La legge fa costume, la legge fa mentalità, quindi noi intanto facciamo questo, quello che è a disposizione del legislatore: fare le leggi. Poi naturalmente bisogna agire su mille fronti: su quello della sensibilizzazione nelle scuole, delle famiglie, nella sensibilizzazione delle donne in generale, nella capacità di recuperare consapevolezza, spesso, di quello che sta avvenendo”.
E, ha aggiunto, a “tutti quelli che parlano del patriarcato, delle motivazioni del femminicidio: ecco, noi adesso abbiamo una legge che ci dice che è diverso uccidere una donna, non che sia più grave o meno grave rispetto a uccidere un uomo, ma è diverso perché proprio affonda le radici in motivazioni particolari e spiega quali sono – ha sottolineato Roccella – cioè il dominio, la sopraffazione, l’incapacità di accettare la libertà femminile e dice che le donne vengono uccise in quanto donne. Questo ha una portata culturale importantissima”.
“Quello che noi vogliamo fare – ha concluso – è dare strumenti alle donne per poter uscire da situazioni di violenza, perché oggi sono protagoniste della propria vita, sono forti, ed è quello che stiamo facendo”.
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