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Ambasciatore Vattani: ‘L’Italia protagonista in un’Expo di grande successo’ – Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka – Ansa.it

    I sei mesi dell’Esposizione universale di Osaka, dal 13 aprile al 13 ottobre, sono stati “molto intensi”, l’Italia “è stata protagonista, ma è stata protagonista di un Expo che ha avuto un grande successo” e per questo risultato “bisogna veramente congratularci con i nostri amici giapponesi”. Lo ha affermato il commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani, in occasione del Forum ANSA. 

    “Questo è stato il primo grande evento internazionale, globale, dopo il Covid, in un Paese che il Covid lo aveva subito fortemente” se si pensa “al danno dopo il grande investimento delle Olimpiadi di Tokio” ha ricordato Vattani. Il commissario generale ha sottolineato “il ruolo importantissimo” dell’Italia in questo contesto, in un racconto dell’Expo che era iniziato “con toni negativi”: “Quando noi, primo Paese a farlo, abbiamo posato la prima pietra e abbiamo raccontato quello che avremmo portato” c’è stata “veramente una svolta proprio dal punto di vista della percezione e questo ci ha accompagnato sempre, questa amicizia, questo rapporto di collaborazione” con il Giappone.

    “La legacy del Padiglione Italia va oltre” l’Esposizione universale di Osaka 2025, ha sottolineato l’ambasciatore Mario Vattani. L’Italia, ha spiegato, è “l’unico Paese partecipante la cui visitor experience rimane in Giappone”, non come mostra museale tradizionale, ma come installazione narrativa sulle tecnologie e sull’innovazione italiane. Fino al 12 gennaio, al Museo di Belle Arti di Osaka, resta l’Atlante Farnese accompagnato dal racconto multimediale e i video dedicati alle 18 regioni partecipanti. Accanto all’Atlante, ha ricordato Vattani, spiccano “la bellissima tela del Perugino”, il Gonfalone della giustizia, e i due fogli del Codice Atlantico, scelti “ogni volta in base al tema”, e che hanno reso Leonardo “il vero attrattore”.

    “Non perdiamo mai l’occasione di raccontare il genio italiano, non solo nel passato ma anche nel futuro”, ha osservato il commissario generale. Il successo del Padiglione era percepibile: “Negli ultimi giorni c’erano otto ore di fila”, con tempi d’attesa tra le cinque e le sette ore per quasi tutto il semestre. Un riconoscimento che si è poi concretizzato con la ciliegina sulla torta del verdetto internazionale: “La giuria del Bureau International des Expositions (Bie) ci ha premiato con il primo premio per lo sviluppo del tema”.

    Un risultato che vale più dell’estetica, perché “non si parlava solo della visitor experience ma della visione italiana di come immaginiamo la società del futuro” in un mondo attraversato da intelligenza artificiale e digitalizzazione. L’Italia, ha detto, è stata riconosciuta per “l’importanza del saper fare e della creatività”, frutto di un patrimonio culturale che alimenta l’innovazione. Il Padiglione ha inoltre stabilito un “raccordo naturale” con le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026: le torce disegnate da Carlo Ratti sono state svelate durante l’inaugurazione, in contemporanea con Milano, e hanno segnato un passaggio di testimone tra due grandi eventi globali. “Le due torce erano in bella vista e raccontavano anche la parte infrastrutturale”, ha spiegato Vattani, ricordando che il format Expo si è chiuso proprio con la consegna alle tedofore Carolina Kostner e Martina Caironi. In un finale inedito per un’Esposizione universale, l’Italia ha potuto dare appuntamento non a cinque anni dopo, ma “già a febbraio”: “Abbiamo mostrato che l’Italia non è solo un grande ospite, ma un grande organizzatore di eventi globali: siamo i numeri uno”, ha concluso.

    Abbiamo portato una forza di attrazione al tavolo di Expo” soprattutto grazie a un “metodo nuovo” sperimentato in collaborazione con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha spiegato il commissario  Vattani, intervenendo al Forum ANSA.

    Negli oltre 800 eventi portati al Padiglione Italia, di cui circa la metà culturali, la dimensione economica è stata centrale: “Abbiamo avuto 8 mila rappresentanti di aziende” anche in incontri B2B che hanno portato a firme di contratti, collaborazioni e annunci di investimento. “In sei mesi abbiamo raggiunto 1 miliardo e 700 milioni tra contratti e investimenti annunciati”, ha evidenziato Vattani, citando realtà italiane come Bracco e Danieli, quest’ultima capace di siglare accordi “per quasi 400 milioni”. Secondo l’ambasciatore il risultato nasce da un “metodo”, appunto, che parte dai settori individuati nella partnership strategica Italia-Giappone e che ha visto protagoniste le regioni: “Moltiplicato per 18, immaginate cosa significa”, ha osservato Vattani, ricordando le inaugurazioni regionali in cui sono state portate opere dalla Ferrari alla Ducati, fino alla Venere di Venafro e al Cristo Risorto. Il modello messo a punto col Mimit, ha spiegato il commissario generale, “ha portato grandi aziende giapponesi a diventare testimonial per le regioni italiane”, illustrando successi e soluzioni adottate.

    “È un megafono di attrazione”, ha detto Vattani. Fondamentale anche il fronte export: con il Politecnico di Milano era stato stimato “un aumento del 25%” anche grazie al racconto del made in Italy. Ma, ha sottolineato Vattani, “in Asia non possiamo presentarci solo come esportatori, dobbiamo presentarci come partner”, e “non si può fare mordi e fuggi, serve continuità”, perché il Giappone “è un grande investitore sul mercato internazionale, ma è anche un investitore molto prudente, molto attento, le grandi aziende giapponesi fanno scelte oculate e basate anche sull’accoglienza che trovano nei Paesi dove vanno”. E in questo il Padiglione Italia è stato l’esempio di un Sistema Paese che ha funzionato, come racconta la collaborazione col Mimit, ma non solo: “Abbiamo fatto squadra benissimo, grazie alle regioni, a come si sono coordinate con noi” e a “una squadra italiana lì che era anche un po’ giapponese, nel senso che erano persone abituate a lavorare con i giapponesi” e “questa è stata una scelta naturalmente strategica”.

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