La vita e l’arte di Lea Massari (nata Anna Maria Massatani, il 30 giugno 1933 nel quartiere di Monteverde a Roma) sono state sempre segnate dal tema di una fuga. E anche per il suo ultimo passo (se ne è andata in un silenzio gelosamente custodito dalla famiglia lunedì scorso) è stato, in definitiva, una fuga da quella notorietà che aveva sempre aggirata in vita proteggendosi col mantello della scontrosità, della ritrosia, della solitudine.
Lea, che si chiamò così in memoria del fidanzato morto poco prima delle nozze già annunciate, è stata una sorta di gemma preziosa mai definitivamente sgrezzata e celebrata per la sua stessa scelta ribelle di non piegarsi mai ai compromessi di una carriera che la voleva diva e icona fin dalle prima apparizioni. Capelli fulvi o castani, lentiggini ribelli e naso capriccioso, occhi profondi con una perenne aria di sfida, voce roca e inconfondibile, corpo armonioso ma non vistoso, è l’antidiva per eccellenza in un cinema italiano che, nel cuore degli anni ’50 celebra ancora le “maggiorate”. Ma Lea è già diversa: arriva al cinema per caso, figlia di un ingegnere umbro, cresciuta tra Spagna, Francia e Svizzera, studentessa d’architettura, viene incoraggiata a posare come modella e poi a debuttare come attrice dall’amico di famiglia Piero Gherardi, celebre scenografo e costumista. Non gli perdonerà mai di averla preparata per il provino di “Fellini 8 e ½” come una prosperosa “bonona” dalla nera capigliatura.
“Piero – ha detto una volta – voleva che il ruolo andasse ad Anouk Aimée e ci è riuscito. Avrei fatto di tutto per essere scelta al suo posto e forse è stato meglio così”. Ma è proprio Gherardi a presentarla invece a Mario Monicelli che la farà debuttare nel 1954 in “Proibito” nel ruolo di una ingenua ragazza sarda a fianco di Amedeo Nazzari e Mel Ferrer. Appena due anni dopo, si conferma grazie a Renato Castellani con “I sogni nel cassetto”. Sembra l’inizio di una grande carriera, incorniciata nel 1960 da Michelangelo Antonioni che la vuole nel cast de “L’avventura” con il ruolo della giovane sognatrice che scompare senza lasciare traccia. E’ il segno di quell’arte della fuga che da lì in avanti non la lascerà più.
Intanto ha debuttato anche in televisione, tra le prime attrici italiane che scommettono sul romanzo sceneggiato, apparendo nei “Promessi sposi” di Sandro Bolchi. Per lei una doppia consacrazione, sostenuta dal favore del pubblico e poi replicata per quasi un decennio da grandi interpretazioni come “I fratelli Karamazov” (1969) e soprattutto “Anna Karenina” (1974) sempre con Sandro Bolchi. Anche a Cinecittà la vogliono tutti, da Mauro Bolognini a Sergio Leone che, al debutto, ne fa l’ambiziosa Diala che seduce e tradisce il protagonista de “Il colosso di Rodi” (1961).
In quello stesso anno Lea Massari interpreta la moglie di Alberto Sordi in “Una vita difficile” di Dino Risi. E’ un capolavoro e rivela una attrice diversa, sanguigna e aristocratica insieme, passionale e razionale nel cercare di mettere ordine nella vita sconclusionata del marito. Sempre nel 1961 viene anche premiata con uno speciale David di Donatello per “I sogni muoiono all’alba” dal testo di Indro Montanelli. Sia la delusione per il mancato incontro con Fellini o la sua rimarcata “diversità” dalle dive italiane nell’epoca del Boom economico, Lea Massari volta le spalle al cinema italiano, va a lavorare in Spagna (con il giovane Carlos Saura e Mario Camus) e poi in Francia con Alain Cavalier.
Continuerà a tornare in patria su quell’asse Parigi-Roma tanto frequente tra gli anni ’60 e il decennio successivo (la vogliono tra gli altri Valerio Zurlini, Nanni Loy, Silvano Agosti), ma è nella sua terra d’adozione che viene riconosciuta per tutto il suo talento. Rifulge in “L’amante” di Claude Sautet, viene adorata da Louis Malle nel “Soffio al cuore”, la cercano René Clement (“La corsa della lepre attraverso i campi” con Jean Louis Trintignant) e Pierre Granier-Deferre per “Un battito d’ali dopo la strage” con Yves Montand. Sono tutti film che fanno scalpore (per “Soffio al cuore” subirà anche un clamoroso processo in Italia, poi completamemte scagionata, per aver affrontato il tema dell’incesto), diretti dai figli della Nouvelle Vague che conquistano il pubblico e la critica. Così Lea diventa Léa (con l’accento) e se torna in Italia è pr affiancare Alain Delon in “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini con cui vincerà il primo dei suoi due Nastri d’argento o per recitare con Marcello Mastroianni in “Allonsanfan” dei fratelli Taviani.
Di fatto però in patria è una straniera, spesso scansata per il carattere volitivo e l’irrequietezza espressiva, la voglia di solitudine e la scarsa disponibilità ai compromessi. Non è un caso che debba aspettare il 1979 e Francesco Rosi con “Cristo si è fermato a Eboli” per essere nuovamente vincitrice ai Nastri d’Argento. Lea Massari poteva essere tutto e avere tutto, come conferma anche il suo successo ripetuto a teatro, sia nella commedia (il memorabile “Rugantino” del 1962) che nello spettacolare “Cerchio segreto del Caucaso” diretta da Luigi Squarzina nel 1974 da Bertolt Brecht.
Fosse nata in America e avesse accettato le regole di Hollywood (l’ha diretta anche John Frankenheimer), sarebbe stata una diva da Oscar. Invece lascia tutto alla metà degli anni ’80, segue il marito (il pilota Carlo Bianchini, sposato nel 1963 e da cui si era separata nel 2004), sancisce l’addio al cinema nel 1990 dopo “Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci e “Viaggio d’amore” di Ottavio Fabbri. Per anni è vissuta da sola, insieme ai suoi adorati cani, in una sorta di eremo davanti alla spiaggia di Tavolara e poi a Roma. Chi la incontrava quasi non la riconosceva, ma non amava le interviste, i ricordi, le intrusioni in una vita privata sempre difesa quasi con rabbia. Da giovane era stata un’infallibile cacciatrice, da adulta detestava la caccia, era vegetariana, si batteva per i diritti degli animali. Era sola come quei cani che più volte ha salvati da morte certa. E sola ha voluto essere fino alla fine, rinchiusa nel suo scrigno di bellezza e passione che oggi ci regala soltanto attraverso molti dei suoi film più belli e indimenticabili.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
www.ansa.it (Article Sourced Website)
#Addio #Lea #Massari #antidiva #del #cinema #Notizie #Ansa.it