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Ucraina: il piano Usa spiazza Kiev, Zelensky chiede una ‘pace dignitosa’ – Notizie – Ansa.it

    La Casa Bianca conferma che il presidente Trump sta lavorando al piano per “la fine della guerra in Ucraina, buono per entrambe le parti”. Un piano con Mosca che il tycoon ha fatto recapitare dai suoi generali del Pentagono a Kiev. E Volodymyr Zelensky, pur non sbilanciandosi sui contenuti dell’iniziativa che appare fortemente penalizzante per gli ucraini, si è detto ‘pronto a collaborare’: ‘Ne parlerò con Trump’, ha detto mentre alcune fonti ucraine bollavano il piano come “assurdo e irricevibile”. Frustrazione condivisa anche dall’Europa, tagliata fuori, mentre  La centrale nucleare di Zaporizhzhia commissionata dall’Aiea, la rinuncia per sempre dell’Ucraina alla Nato e un patto di non aggressione tra Kiev, la Russia e l’Europa. Questi alcuni dei punti salienti del patto per la pace di Donald Trump di cui alcuni media, tra cui Axios, hanno preso visione. Un programma in 28 punti, alcuni dei quali già anticipati, come la cessione del Donbass alla Russia o la riduzione dell’esercito ucraino a 600.000 unità, che la Casa Bianca ha definito “in evoluzione” e su cui adesso emergono ulteriori dettagli.

    Al punto numero uno c’è la sovranità dell’Ucraina, una condizione imprescindibile per Volydymyr Zelensky, come le garanzie di sicurezza per il suo Paese da parte degli Stati Uniti, stabilite dal punto numero cinque ma senza dettagli. Il piano di Washington prevede, inoltre, un patto di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa e sottolinea che tutte le ambiguità degli ultimi 30 anni saranno considerate risolte”.
    Non solo, Mosca dovrà sancire per legge la sua politica di non aggressione nei confronti dell’Europa e dell’Ucraina. Si afferma anche che “ci si aspetta” che la Russia non invaderà i paesi vicini e che la Nato non si espanderà ulteriormente. A garanzia di tutto questo si terrà un dialogo tra Mosca e l’Alleanza Atlantica con la mediazione degli Stati Uniti, “per risolvere tutte le questioni di sicurezza e creare le condizioni per una de-escalation al fine di garantire la sicurezza globale e aumentare le opportunità di cooperazione e di futuro sviluppo economico”. A proposito di Nato, l’Ucraina dovrà accettare di sancire nella propria Costituzione che non vi aderirà mai e l’Alleanza dovrà inserire nel proprio statuto che Kiev non sarà ammessa in futuro. Diverse l’adesione all’Unione europea alla quale il paese di Zelensky potrà appartenere. Durante il processo, inoltre, sarà concesso a Kiev un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo.
    La Nato accetterà non dislocherà e truppe in Ucraina.

    Saranno, invece, stanziati jet europei in Polonia a protezione di Kiev. Per quanto riguarda la ricostruzione, sarà creato un Fondo di Sviluppo per l’Ucraina per investire in settori in rapida crescita, tra cui tecnologia, data center e intelligenza artificiale. Gli Stati Uniti coopereranno per ricostruire, sviluppare, modernizzare e gestire congiuntamente le infrastrutture del gas ucraino, compresi gasdotti e impianti di stoccaggio. Saranno investiti 100 miliardi di dollari di asset russi congelati e Washington riceverà il 50% dei profitti derivanti da questa iniziativa. L’Europa aggiungerà 100 miliardi di dollari e la parte rimanente dei fondi russi congelati sarà investita in un accordo separato tra Stati Uniti e Russia.
    Mosca sarà reinvitata a fare parte del G8 e dovrà accettare di estendere la validità dei trattati sulla non proliferazione e il controllo delle armi nucleari, incluso lo START I. Anche l’Ucraina deve accettare di L’Ucraina accetta di essere uno Stato non nucleare in conformità con il Trattato di non proliferazione. La centrale di Zaporizhzhia sarà avviata sotto la supervisione dell’AIEA e l’elettricità prodotta sarà distribuita equamente tra Russia e Ucraina. Infine, a tutte le parti coinvolte nel conflitto sarà concessa un’amnistia, il che vuol dire che la Russia non potrà essere perseguita per crimini di guerra come chiesto da più parti. Entro 100 giorni dall’accordo l’Ucraina dovrà tenere nuove elezioni, una condizione che Zelensky aveva accettato a patto di un cessate-il-fuoco totale. 

    La giornata di ieri:

     La Casa Bianca conferma che il presidente Trump sta lavorando al piano per “la fine della guerra in Ucraina, buono per entrambe le parti”. Un piano con Mosca che il tycoon ha fatto recapitare dai suoi generali del Pentagono a Kiev. E Volodymyr Zelensky, pur non sbilanciandosi sui contenuti dell’iniziativa che appare fortemente penalizzante per gli ucraini, si è detto ‘pronto a collaborare’: ‘Ne parlerò con Trump’, ha detto mentre alcune fonti ucraine bollavano il piano come “assurdo e irricevibile”. Frustrazione condivisa anche dall’Europa, tagliata fuori, mentre Mosca annunciava di aver preso un altro bersaglio cruciale per la sua avanzata: la città di Kupyansk.

    “Gli Stati Uniti e l’Ucraina lavoreranno congiuntamente e in maniera costruttiva”, si è limitata a far sapere la presidenza ucraina in una nota dai toni apparentemente concilianti. Il mantra, anche a Bruxelles, è uno solo: calma e gesso.
    Sottotraccia, però, serpeggia la preoccupazione per un accordo siglato fra il Tycoon e lo Zar senza tenere conto degli interessi dell’Europa e dell’Ucraina.
    A Kiev non tutti hanno mantenuto i nervi saldi (alcuni alti funzionari hanno definito il piano “una provocazione”). “Non ci sono segnali che il Cremlino sia pronto per negoziati seri: Vladimir Putin vuole guadagnare tempo per evitare le sanzioni Usa”, ha detto Oleksandr Merezhko, presidente della commissione parlamentare per la politica estera. A consegnare il piano a Zelensky, a quanto pare, è stato il Segretario all’Esercito Daniel Driscoll, accompagnato da una delegazione militare.
    L’inviato di Trump per il Medio Oriente e la Pace, Steve Witkoff, avrebbe dovuto incontrare Zelensky in Turchia ma il viaggio è saltato proprio perché, stando ad alcune indiscrezioni, la genesi di questo piano ha indispettito il presidente ucraino.
    Witkoff, infatti, lo avrebbe negoziato con il suo corrispettivo russo Kirill Dmitriev, che come lui non è un diplomatico e non ha legami diretti con alcuna struttura ufficiale (né ministero degli Esteri né Cremlino). La legittimità viene dalla fiducia dei boss: la moglie di Dmitriev, ad esempio, è amica intima di una figlia di Putin mentre Witkoff è stato socio in affari di Trump. Per Nbc News, invece, ad affiancare l’ex palazzinaro c’erano anche il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il genero del presidente, Jared Kushner. “Il presidente è frustrato per il rifiuto da parte di Russia e Ucraina d’impegnarsi in un accordo di pace e insieme alla sua squadra sta lavorando a un piano dettagliato e accettabile per entrambe le parti”, ha notato la portavoce della Casa Bianca. “Speriamo che si aprano veramente le vie del dialogo che permettano la fine di questa tragedia”, ha commentato il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, ricordando però la necessità di un “compromesso” su una strada ancora “tutta in salita”, in cui l’Europea “dovrebbe partecipare e non rimanere esclusa”.

    Sia come sia, per quanto si sappia, il piano in 28 punti in stile Gaza prevede clausole inaccettabili per Kiev, come il dimezzamento dell’esercito e la rinuncia ai territori occupati.
    “Porre fine a una guerra complessa e mortale come quella in Ucraina richiede un ampio scambio di idee serie e realistiche”, ha scritto Rubio su X. “E il raggiungimento di una pace duratura richiederà che entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie”. Ecco, la parola da cerchiare in rosso è ‘entrambe’. Da parte della Russia per ora non se ne vedono, ha accusato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas, che ha ricordato l’assenza di una tregua e il continuo bombardamento in Ucraina, con il conseguente pesante bilancio di vittime civili.
    “Vogliamo una pace giusta e duratura ma non può significare una capitolazione: gli ucraini, che lottano eroicamente da tre anni, la rifiuterebbero”, ha evidenziato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot arrivando al periodico incontro con i colleghi dell’Ue. I ministri – Ungheria a parte – hanno tutti ribadito che Europa e Ucraina devono essere coinvolti perché, al contrario, la pace non funzionerà.
    Davanti però a un prendere o lasciare di Washington le parole diventerebbero meno nette. A insospettire sono i tempi. Ora che gli europei sono impegnati in un negoziato complicato ma sempre più sbilanciato vero l’uso degli asset russi per sostenere Kiev e dopo che l’America ha imposto sanzioni coi denti (e altre potrebbero arrivare), guarda caso Mosca si dimostra dialogante.
    “Fa buon viso perché teme i prestiti all’Ucraina”, assicura Kallas. “Penso che stiano arrivando al punto in cui stanno finendo i soldi e vogliono mostrare all’esterno di essere super forti ma in realtà non è così”. Ma Putin non sembra affatto intimorito. E rilancia attaccando sulla scia dello scandalo corruzione che ha travolto Kiev: i dirigenti ucraini “siedono su water d’oro” e non pensano al destino dei loro soldati, ha detto lo Zar visitando un comando militare al fronte, quello di Kupyansk, dove è andato a incassare la nuova vittoria dei suoi soldati. 

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