La terra ha iniziato a tremare nell’Afghanistan orientale attorno a mezzanotte, quando molti dormivano e centinaia di migliaia hanno avvertito la scossa non solo a Jalalabad, la grande città più vicina all’epicentro, ma anche a Kabul, la capitale del Paese, e a Islamabad in Pakistan, a centinaia di chilometri di distanza da dove si è abbattuto il sisma.
Sono almeno oltre 800 i morti e più di 2.700 le persone rimaste ferite a causa del terremoto che ha colpito varie province nella remota regione montagnosa dell’Afghanistan orientale, al confine con il Pakistan. Ma il bilancio delle vittime non è ancora definitivo ed è destinato ad aumentare secondo quanto affermato dal governo dei talebani, al potere nel Paese dopo il ritiro degli Stati Uniti nel 2021. La Farnesina ha dichiarato che cittadini italiani non risultano coinvolti nel terremoto e che l’ambasciata d’Italia a Kabul segue l’evoluzione della situazione nel Paese ed è in costante contatto con le autorità locali.
Il sisma è stato di magnitudo 6 ma ha cominciato a propagarsi molto vicino alla superficie terrestre, a soli otto chilometri di profondità, devastando soprattutto le province di Nangarhar, di cui Jalalabad è il capoluogo, Kunar e Laghman. Le poche immagini diffuse mostrano piccole abitazioni in villaggi di montagna accartocciate su loro stesse o sventrate, mentre testimoni oculari hanno parlato di interi villaggi completamente rasi al suolo e di un numero non quantificabile di persone sepolte sotto le macerie. “Ora, per noi, la priorità non è trovare morti sotto le macerie, ma piuttosto raggiungere i feriti”, ha affermato un funzionario dei talebani che organizza le operazioni di soccorso, citando una “devastazione inimmaginabile”.
Tra le vittime e le persone colpite ci sono anche molte famiglie che erano recentemente rientrate in Afghanistan dopo essere stati espulsi dal Pakistan o dall’Iran, due Paesi che hanno rimpatriato milioni di afgani negli ultimi mesi. “C’erano circa 2.000 famiglie di rifugiati che erano tornate e stavano progettando di ricostruire le loro case”, ha spiegato Ijaz Ulhaq Yaad, un alto funzionario del distretto di Nurgal, tra le aree colpite nella provincia di Kunar, al confine con il Pakistan, mentre l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, ha sottolineato che il sisma in Afghanistan “aggiunge morte e distruzione ad altre sfide, tra cui la siccità e il rimpatrio forzato di milioni di afghani dai Paesi vicini”.
Resta comunque ancora molto difficile stimare con precisione l’entità dei danni provocati dal sisma perché molte delle zone colpite si trovano in località remote, difficilmente raggiungibili anche in una situazione di normalità. Uno dei principali problemi per i soccorsi è rappresentato infatti dalle condizioni geografiche dell’area, con villaggi tra le montagne difficili da raggiungere a causa delle vie impervie e delle condizioni in cui versano le strade, che talvolta sono bloccate dal terreno franato a causa delle scosse. Per questo motivo i soccorritori hanno utilizzato anche decine di elicotteri per tentare di raggiungere la popolazione colpita dal sisma e i funzionari del governo talebano, citando risorse limitate, hanno esortato le organizzazioni umanitarie internazionali a contribuire alle difficili operazioni di soccorso, fornendo altri mezzi aerei. In altre zone del Paese, come a Kandahar nel sud, molti afgani hanno iniziato a donare il sangue da inviare agli ospedali vicini alle aree colpite per aiutare a curare i feriti.
Video Sisma in Afghanistan, l’arrivo a Jalalabad dei feriti
Messaggi di solidarietà sono arrivati da tutto il mondo e l’Unione europea ha espresso “sentite condoglianze” alla popolazione, affermando che i partner umanitari di Bruxelles restano “attivi sul campo” per fornire aiuto mentre le Nazioni Unite hanno squadre sul posto che stanno fornendo assistenza e sostegno, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, esprimendo vicinanza agli afgani. Il Pakistan, che condivide il confine con gran parte delle aree colpite, ha fatto sapere che offrirà “tutto il sostegno possibile” e anche India e Giappone si sono dichiarati pronti ad offrire supporto.
Afghanistan è un Paese ad alto rischio sismico e frequentemente colpito da scosse che hanno causato migliaia di vittime anche in tempi recenti. Tornati al potere dal 2021 mentre il loro governo è internazionalmente riconosciuto solo dalla Russia, i talebani negli anni scorsi hanno dovuto affrontare altri due forti terremoti: quello di magnitudo 6.3 nella zona di Herat, nella parte occidentale del Paese vicino al confine con l’Iran, che ha provocato oltre 1.500 morti e un altro nel 2022 che ha colpito le province di Paktika, Paktia e Khost, uccidendo più di mille persone.
I terremoti precedenti
L’Afghanistan è soggetto a terremoti mortali, in particolare nella catena montuosa dell’Hindu Kush, dove si incontrano le placche tettoniche indiana ed euroasiatica. Un terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito l’Afghanistan il 7 ottobre 2023, seguito da forti scosse di assestamento: il governo talebano ha stimato che almeno 4.000 persone siano morte, mentre le Nazioni Unite hanno stimato un bilancio delle vittime molto più basso, circa 1.500. È stato il disastro naturale più mortale che abbia colpito l’Afghanistan nella storia recente. Nel giugno 2022, un terremoto di magnitudo 5,9 ha colpito la povera provincia di confine orientale di Paktika, uccidendo più di 1.000 persone e lasciando decine di migliaia di senzatetto. Nel 2015, più di 380 persone sono state uccise in Pakistan e Afghanistan quando un potente terremoto di magnitudo 7,5 ha devastato i due paesi, con la maggior parte delle vittime in Pakistan. In quel disastro, 12 giovani ragazze afghane sono rimaste uccise in una calca mentre cercavano di fuggire dal loro edificio scolastico in preda alle scosse.
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