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Bassa affluenza al voto in Albania, 35,8% alle 16. Rama alla ricerca di un quarto mandato – Notizie – Ansa.it

    Bassa affluenza al voto in Albania, dove 3,7 milioni di elettori sono chiamati alle urne per scegliere i 140 membri che compongono il suo parlamento. Secondo la Commissione elettorale centrale, fino alle ore 16 aveva votato il 35,8 per cento degli elettori, cinque punti in meno rispetto alle precedenti politiche del 2021.
    Da considerare che il numero complessivo degli elettori include anche circa 1,8 milioni di albanesi della diaspora, dei quali solo 246 mila si sono iscritti al voto. E’ per questo che sempre nelle elezioni in Albania, si parte già con un circa 35-40 per cento in meno degli aventi diritto al voto. Nel pomeriggio, rappresentanti sia della maggioranza che dell’opposizione hanno rivolto appelli pubblici alla partecipazione. Fino adesso, il processo di voto é stato tranquillo con soli isolati incidenti, mentre quattro persone sono finite in manette, per aver fotografato la scheda. 

    La sfida di quest’anno è sempre tra i socialisti del premier Edi Rama, alla ricerca di un quarto mandato e l’opposizione di centro destra, alla cui guida è ritornato l’ex capo di Stato e due volte premier Sali Berisha, il cui Partito Democratico si è presentato in una coalizione con altre 22 forze politiche. In corsa, anche altre coalizioni e 8 partiti. Le urne si chiuderanno alle ore 19.00. Fino ad adesso non si sono verificati gravi incidenti. Uscito dal seggio elettorale, dopo aver votato, il capo dello Stato Bajram Begaj ha sottolineato l’importanza di “un processo elettorale che sia nel rispetto dei migliori standard”, ricordando che queste sono le prime elezioni da quando l’Albania ha avviato, lo scorso anno, i negoziati di adesione all’Unione europea. Il premier Edi Rama è stato laconico nelle sue dichiarazioni: “Oggi la parola spetta al popolo, quindi aspettiamo e vediamo cosa dirà”. Il leader dell’opposizione Berisha, invece, si è limitato a fare appello ai cittadini affinchè si rechino alle urne.

    Sul posto ci sono più di 2.000 osservatori stranieri e albanesi e, in particolare, sotto lo sguardo vigile della comunità internazionale.

    Il Paese, di gran lunga il più europeista della regione, ha atteso 13 anni tra l’ottenimento dello status di candidato all’adesione all’Unione Europea e l’apertura dei negoziati nel luglio 2022. Oggi si aggiunge una nuova sfida: per la prima volta, la diaspora voterà dall’estero. L’Albania, Paese con bassi salari, sta vivendo, come il resto dei Balcani, un esodo dei suoi abitanti in cerca di opportunità, in particolare dei giovani più istruiti, verso Paesi come la Germania e l’Italia. Secondo i dati ufficiali della Commissione elettorale centrale (Cec), circa 246.000 albanesi residenti all’estero sono registrati per votare. In tutto gli aventi diritto sono circa 3,7 milioni. In competizione i candidati di 40 partiti in base a un sistema proporzionale. Ma il vero duello sarà tra Edi Rama, 60 anni, leader del Partito Socialista dal 2005, alla ricerca di un quarto mandato consecutivo come primo ministro, e Sali Berisha, 80 anni, che oggi aspira ad una ‘Grande Albania’ economicamente florida. Al suo fianco in campagna elettorale, un consulente del partito di Donald Trump, Chris LaCivita.

     

       

    L’Albania al voto, Rama chiede un quarto mandato

    L’Albania al voto per scegliere i 140 membri del Parlamento, dominato da 12 anni dai socialisti del premier Edi Rama. Quest’ultimo in gara per un nuovo record: ottenere un quarto mandato alla guida del Paese.

    Di fronte a lui l’80enne Sali Berisha, ex presidente della Repubblica ed ex premier per due mandati dal 2005 al 2013, tornato alla guida del suo Partito democratico (Pd), principale forza politica dell’opposizione di centrodestra ed in gara con una larga coalizione che vede attorno a lui 22 altre formazioni politiche. Alla corsa di domani ci sono anche altri 8 partiti e tre coalizioni, gran parte nate dalle frazioni all’interno del Pd. E’ nel segno dell’Ue che Rama ha costruito la sua campagna elettorale, promettendo la conclusione dei negoziati nel 2027 e l’adesione a pieno titolo entro il 2030, nonostante si tratti di un obiettivo che va oltre il futuro mandato. “Di fronte a noi c’é una sola data per poter vincere la scommessa storica con l’Europa. Per l’Albania e con l’Albania in Europa”, é stato il leitmotiv del premier. Il suo appello é rivolto a tutti, “senza distinzione politica, per essere all’altezza di questo incontro con la storia e non permettere che la porta aperta dell’Ue si chiuda”.

    Anche Berisha parla di queste elezioni come di “un momento storico per il futuro del Paese”, promettendo “una nuova Albania, emancipata dalla criminalità e dalla corruzione”. Ma più che nel programma economico e nelle promesse per la riduzione di tasse, l’opposizione albanese sembra riporre le proprie speranze nella “magia” di Chris Lacivita, uno dei principali consulenti della campagna elettorale del presidente statunitense Donald Trump, chiamato a costruire la strategia dell’opposizione. “Il tuo nome, la tua esperienza sono diventati l’elisir di questa campagna, e saranno lo spirito della nostra vittoria”, ha dichiarato Berisha, rivolgendosi a LaCivita nel comizio di chiusura della campagna elettorale. “Rendiamo l’Albania di nuovo grande”, é stato lo slogan scelto da Berisha, che ha voluto imitare Trump no solo nello slogan ma anche nelle sue apparizioni pubbliche, portando sempre un cappello da baseball, dal colore blu però, come quello del proprio partito.

    Una scelta che vuole essere una provocazione verso la decisione del Dipartimento di Stato Usa che nell’epoca Biden lo ha dichiarato “persona non grata” per “gravi atti di corruzione”. Un atto, ha sempre sostenuto Berisha, che è stato sponsorizzato dal magnate George Soros per venire “in aiuto della sinistra”.

    Berisha non ha ancora reso pubblico l’aspetto finanziario dell’ingaggio del consulente statunitense, mentre lo scorso mese, il suo partito ha firmato anche un contratto di lobby negli Usa, per ben 6 milioni di dollari “pagati da patrioti albanesi che vivono in America”, ma ancora ignoti. Sull’ex presidente pende però un’accusa di corruzione anche dalla Procura speciale albanese contro la criminalita’ organizzata e la corruzione (Spak), che lo ha trattenuto “ai domiciliari” fino allo scorso novembre. Il suo alleato e leader del Partito della Liberta’, l’ex presidente della Repubblica Ilir Meta, é da alcuni mesi in carcere, arrestato per “corruzione e riciclaggio”. Un altro alleato, il presidente del partito repubblicano, Fatmir Mediu, è indagato per “abuso d’ufficio” in un altro processo.

    Anche Rama si è ricandidato dopo una serie scandali di corruzione che hanno coinvolto la maggioranza negli ultimi due anni, con numerosi suoi sindaci, ex alti funzionari, ed ex ministri finiti in manette, incluso l’ex vicepremier Arben Ahmetaj, fuggito in Svizzera. L’arresto lo scorso febbraio, anche del sindaco di Tirana per presunta corruzione è apparso come un duro colpo a tre mesi dalle elezioni. I sondaggi invece, hanno dimostrato il contrario: Rama ed il suo partito risultano in netto vantaggio, tanto che il premier ha fatto anche una scommessa pubblica, puntando sulla vittoria di minimo 78 seggi (4 in più degli attuali) ed un massimo di 88, che gli garanterebbe persino la maggioranza assoluta in Parlamento.

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